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‘Infermiera da Caposele a Modena, non nego che ho paura’

Maria Cuozzo è un’infermiera strumentista nella trincea dell’azienda ospedaliera di Modena. Ha 34 anni ed è di Caposele. Diploma di liceo linguistico al “De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi, poi la scelta di dedicarsi alla missione di lavorare per la salute della gente. In una delle sale operatoria dell’Emilia Romagna. E’ madre di due bambini e dal pieno dell’emergenza coronavirus in zona rossa ci racconta:

“Stiamo bene.
Da due settimane, con la chiusura delle scuole, facciamo i salti mortali per organizzare famiglia e lavoro.
La situazione in ospedale è critica.
Pochi giorni fa abbiamo chiuso sette delle sedici sale operatorie nelle quali lavoro per far spazio alla terapia intensiva che ha moltiplicato i posti letto.
In un giorno abbiamo fatto un trasloco lampo, riorganizzato le sale e tutti gli infermieri che lavorano con me sono stati ridistribuiti per aiutare i colleghi della terapia intensiva.
Solo noi strumentisti siamo rimasti al blocco perché nonostante il virus la città è grande e le urgenze e gli interventi oncologici sono da garantire.
Ci chiedono doppi turni, facciamo il possibile.
La città è diventata zona rossa.
Le scuole saranno chiuse fino al 4 aprile.
Per fortuna mia sorella Alessandra mi aiuta tenendo Chiara, e Gianpiero (che da oggi è autorizzato a lavorare da casa) tiene con sé Alessandro.
Le attività sono chiuse.
Per fare la spesa si entra a piccoli gruppi, idem negli uffici e nelle farmacie.
Noi per fortuna siamo di quelli che fanno “spesona” e non abbiamo avuto grossi problemi nei primi giorni (quando sono stati presi d’assalto i supermercati).
Adesso ci siamo organizzati con la spesa online: dovremo aspettare un’intera settimana, ma ci porteranno tutto a casa.
Come dice mia sorella per sdrammatizzare: “Siamo Caposelesi, se finisce la spesa con acqua e farina facimu cavatielli”.
Non nego che ho paura.
Non solo di ammalarmi, essendo in prima linea in questa battaglia, ma soprattutto per i bambini…
Ci facciamo forza a vicenda, loro chiedono perché la scuola è chiusa.
Ho paura anche per i miei, perché io avrei potuto portare i bambini a loro (e almeno togliermi il peso di doverli accudire) ma non l’ho fatto.
I bambini sono veicolo per le infezioni.
Ma gli strxxxzi che sono scappati dalle zone rosse?
Speriamo passi in fretta”.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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