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‘Informare ma non spaventare’, la quarantena spiegata ai bambini

Per alcuni bambini l’emergenza coronavirus sta rappresentando l’occasione per riappropriarsi dei loro genitori, spesso troppo presi dal lavoro. Altri invece, come forse mai avevano fatto in vita loro, stanno rimpiangendo i giorni di scuola. Abbiamo chiesto alla dottoressa Pina Aurilia, psicologa e psicoterapeuta familiare presso il Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia A3 e il Comune di Montemarano, di aiutarci a capire come gli adulti possono stare loro accanto in queste settimane.

I bambini stanno soffrendo di più o meno dei grandi in questa vicenda?

Anche i bambini, come gli adulti, possono risentire dell’ansia e dello stress legati all’emergenza sanitaria da Covid-19. E’ fondamentale invitare i bambini a parlarne, cercare di capire quanto già sanno e non lasciarli in una situazione di tensione. I bambini hanno il diritto di essere informati su ciò che accade nel mondo e allo stesso tempo gli adulti hanno la responsabilità di preservarli dall’inquietudine.

Nei giorni scorsi anche i balconi irpini sono stati decorati con i bei disegni dei bambini che dicevano “Andrà tutto bene”. La loro creatività in questi momenti va stimolata continuamente, ma stando chiusi in casa a volte sembra impossibile. Cosa consiglia ai genitori?

Per i bambini è importante la continuità delle attività perché trasmette loro il senso di sicurezza. Bisogna evitare di lasciarli davanti a media allarmistici che possano bombardare la loro mente con un quadro parziale e distorto di quello che sta accadendo. Per fortuna le scuole si sono attivate per proseguire l’attività didattica e ludica anche a casa. Sostanzialmente i bambini vanno protetti dalle irrazionalità e allarmismi degli adulti. Inoltre, i genitori possono aiutare i bambini creando occasioni di gioco e di relax mantenendo, per quanto possibile, routine e scadenze regolari.

Gli adulti inevitabilmente tendono a parlare del problema, la tv lo ricorda h 24. Come si fa ad evitare di spaventare i bambini o danneggiare in modo indelebile la serenità?

Se i bambini sono molto piccoli e non sono a corrente dell’epidemia, non è il caso di allertarli, ma è piuttosto l’occasione per ricordare loro l’importanza del rispetto delle misure igieniche senza introdurre nuove paure. Se sono più grandi è importante non minimizzare o ignorare le loro preoccupazioni, prendere atto dei loro stati d’animo e rassicurarli che è naturale sentirsi impauriti in questo caso.

La scuola è tutta on line in questa fase. La socialità extrafamiliare è solo di natura virtuale. Corriamo il rischio di creare una generazione senza emozioni?

L’epidemia da Covid -19 ci ha trascinato dalla sfida al paradosso: viene a mancare ciò che è più importante, cioè la relazione. L’isolamento sociale, in questo momento indispensabile, può essere un problema per tante famiglie ed in particolare per i bambini. Per evitare il rischio di creare generazioni senza emozioni è importante non trasformare la “giusta distanza” tra le persone in una distanza tra emozioni perché se non si entra in contatto con le emozioni che ci attraversano rischiamo di provare ancora più solitudine. Se blocchiamo o ignoriamo i messaggi delle nostre emozioni queste continueranno a provare a contattarci, rendendo più intensi e frequenti i loro segnali o trovandone altri che non possiamo fare a meno di considerare. Mi riferisco, ad esempio, alla dipendenza tecnologica o ai disturbi del comportamento alimentare.

Questa emergenza può lasciare nei più piccoli la paura dell’altro?

Come ho già sottolineato, è importante sapere che i bambini non devono essere lasciati soli nel loro stato di tensione. I genitori, nelle conversazioni, devono valutare il livello di ansia dei figli, osservare il linguaggio del corpo, il tono della voce e il respiro. Bisogna ricordare loro che potranno esserci altre simili e difficili conversazioni in futuro, ricordando che i genitori sono attenti e disponibili ad accoglierli quando si sentono inquieti e preoccupati.

E i genitori che lavorano nella sanità in questa fase come devono approcciarsi ai loro figli?

E’ importante che i bambini sappiano che le persone si stanno aiutando reciprocamente con atti di generosità e cortesia. Condividere con loro che ci sono persone, come mamma o papà che stanno lavorando per mettere fine al contagio e mantenere al sicuro la comunità. I bambini devono comprendere che i propri genitori che lavorano nella sanità possono essere di grande aiuto in questo momento.

Ci sono bambini sotto tutela dei Servizi Sociali del Consorzio Alta Irpinia. Come ci si è attivati per affrontare questa fase?

Il Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia Ambito A3 di Lioni segue circa 70 famiglie con minori in difficoltà attraverso servizi di Educativa domiciliare. In accordo con il presidente Stefano Farina e con la direttrice Alfonsina Porciello, si è deciso di affrontare questa fase critica non sospendendo, ma modificando le attività. Le assistenti sociali e le educatrici professionali effettuano il monitoraggio telefonico delle situazioni in carico, con il valido supporto degli operatori delle cooperative che in precedenza si recavano presso il domicilio. Sono state attivate modalità di didattica on line e si mantengono i contatti via Skype o con WhatsApp. Mai come adesso la creatività personale e professionale, penso sia tanto preziosa. Inoltre abbiamo attivato un servizio di supporto psicologico telefonico gestito da noi psicologhe rivolto alle famiglie. Ci tengo a sottolineare che, nonostante siano contatti telefonici o tecnologici, le famiglie sono contente della nostra presenza e ci ringraziano per esserci. E’ una prima lezione che stiamo imparando da loro in queste ore difficili: le famiglie hanno bisogno di questa qualità della relazione in questo momento dove il “fare in presenza” è stato temporaneamente congelato dal virus.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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