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‘Insieme ai sacerdoti’ sceglie Don Tarcisio, il parroco di Lioni

Tra i 34mila preti diocesani la campagna “Insieme ai sacerdoti” della Chiesa cattolica ha scelto di segnalare in Campania la storia di Don Tarcisio Gambalonga, padovano, giunto in Irpinia dopo il terremoto, parroco di Santa Maria Assunta a Lioni. Un mese con i sacerdoti, annunciatori del Vangelo in Parole ed opere nell’Italia di oggi, promotori di progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione. “Aiutare in maniera concreta i nostri sacerdoti credo sia un dovere di tutti noi che ne apprezziamo la missione e l’operato. Ogni Offerta, anche di minimo importo, sostiene un sacerdote e gli dà energia per continuare a svolgere la sua missione e aiutare i più poveri. Se crediamo nei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona, sostenerli – spiega il responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, Matteo Calabresi – L’Offerta è un contributo speciale, da introdurre stabilmente nella nostra vita cristiana, ripetendolo qualche volta l’anno, perché ci incammina su una nuova strada di comunione con la Chiesa. Basterà anche un piccolo importo, ma donato in tanti, perché raggiunga tutti i preti diocesani in Italia, non soltanto il nostro”.

LA STORIA

Don Tarcisio Gambalonga era un giovane seminarista di Padova Don Tarcisio Gambalonga quando, subito dopo il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980, fu inviato nelle zone coinvolte per aiutare quella popolazione così duramente colpita. “All’indomani di quell’evento tragico mi sono ritrovato qui a Lioni, dopo un paio di mesi, con la Caritas di Padova – spiega Don Tarcisio – Non avrei mai pensato di lasciare la mia città, la mia terra, ero molto radicato. Poiché ero seminarista mi hanno affiancato al parroco del tempo e, dopo quindici giorni, sono tornato a Padova ma il cuore l’ho lasciato qua. Dissi a me stesso se devo essere prete devo andare subito, devo crescere là, crearmi rapporti d’amicizia. A ottobre del 1982 ho continuato il mio percorso di formazione nel seminario di Posillipo. Ho dovuto lasciare la mia famiglia e il mio mondo ma non vorrei vivere in nessun altro posto se non nell’Irpinia dove abito adesso”.

Ordinato sacerdote, dopo i primi quattro anni di ministero vissuti a Conza della Campania, epicentro del sisma, fu inviato proprio a Lioni, in provincia di Avellino, il primo paese che aveva conosciuto e dove aveva vissuto l’esperienza da volontario, nei primi mesi dopo il terremoto. Da quel momento non si è più spostato. Oggi è parroco di Santa Maria Assunta e Vicario Episcopale per il clero dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Don Tarcisio racconta la sua straordinaria storia a Giovanni Panozzo nel corto dal titolo “Una cosa buona ce l’ha portata il terremoto”, filmato della serie sulle vite e sulla missione dei sacerdoti, disponibile nel canale youtube Insieme ai sacerdoti.
Sin dai tempi del seminario quest’infaticabile sacerdote, appassionato di storia dell’arte, aveva le idee molto chiare sulla ricostruzione; nel corso degli anni ha contribuito a recuperare parte dei beni dell’Arcidiocesi danneggiati dal sisma e ha seguito il restauro o la ricostruzione dei numerosissimi edifici di culto, spesso di notevole interesse storico-artistico, presenti sul territorio.

“In tanti paesi il patrimonio ecclesiastico – prosegue Don Tarcisio- è l’unico che è rimasto a documentare un passato storico, vivo ed interessante. La chiesa oggi è l’unica realtà, l’unica istituzione e un punto di riferimento per la comunità, dove si valorizzano le relazioni a misura d’uomo e dove il Vescovo non è considerato l’autorità lontana ma è il padre con il quale ci si può confrontare. Siamo una famiglia, si possono superare i problemi grazie a questo approccio. Nella nostra realtà di diocesi è grazie all’8xmille che portiamo avanti iniziative nel campo della carità. Ci tengo a dire che se non ci fossimo noi, se non ci fosse la Chiesa, tante persone disperate non avrebbero nessuna risposta”.
Insieme al parroco c’è un’intera comunità che lo apprezza e che gli vuole molto bene. In tanti ricordano ancora oggi quando, per la prima volta, mise piede nella loro terra, giovanissimo e radioso. I suoi parrocchiani all’unanimità affermano che don Tarcisio è colui che apre le porte e che fa in modo che la chiesa diventi casa. Alcuni sono stati intervistati da Giovanni Panozzo come Camillus, un ragazzo nigeriano che è ospite nella casa canonica e frequenta la scuola alberghiera grazie a don Gambalonga; Peppinella, anziana parrocchiana che lo considera come un figlio; Angelo Verderosa, architetto, quasi un fratello, che lo ha affiancato in più di 30 anni nell’opera di ricostruzione del territorio e Gianna, sua parrocchiana ed amica, che dice candidamente e con il sorriso sulle labbra riferendosi al sacerdote “una cosa buona ce l’ha portata il terremoto…don Tarcisio!”.

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