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Irpinia, Provincia e Recovery: prove di unità, rischi di confusione

Non è un consiglio provinciale, ma un’assemblea della politica e delle amministrazioni d’Irpinia. L’obiettivo di Palazzo Caracciolo era ed è mettere insieme tutte le proposte di sindaci e onorevoli per costruire una proposta unitaria in ottica Recovery Fund. Non è una grande sfida, ma è molto, molto di più. E’ un’impresa titanica. Mettere insieme 118 comuni, piccoli e grandi. Territori diversi tra loro, aree montane, legarsi con i collegamenti su strada o ferro. Ovviamente l’incontro al Teatro Gesualdo è solo un primo passo verso qualcosa che potrebbe avvenire.

Per il presidente Domenico Biancardi l’appuntamento “è un evento unico in Italia. Ma attenzione – sottolinea – non c’è un mio progetto. Noi ascoltiamo tutte le proposte. Ne sono arrivate più di 100, la Provincia deve metterle insieme e nessun Comune può essere lasciato indietro”. Impresa titanica, si diceva. Sì, anche perché già a margine del consiglio allargato arrivano le idee più disparate e forse non tutte potranno armonizzarsi con le linee del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Altre proposte risultano generiche. Industria, infrastrutture, collegare Avellino con l’Alta velocità…

Ore 18.11, l’assemblea è cominciata da un’ora e si sono ascoltate solo le proposte presentate dal sindaco di Avellino, Gianluca Festa. Che per esempio parla di mobilità urbana sostenibile per la città, il che rientra nei paletti del Recovery. E della necessità di una cittadella giudiziaria, idea meritoria che però difficilmente potrebbe entrare nel Recovery per quello che abbiamo letto nel documento nazionale.

In pratica questo consiglio provinciale sembrerebbe la riedizione di tanti appuntamenti di anni passati in cui si parla di tutto senza mettere a fuoco molto. Poi per carità, il sistema nazionale che ospiterà le proposte non è ancora stato messo a punto e ci sarà tempo per inquadrare e selezionare le idee. Potremmo pure ritrovarci modifiche alla burocrazia del Pnrr e infatti è in vista un secondo consiglio provinciale, annuncia Biancardi. Menomale.

I sindaci non sono centrali nel consiglio. Lo saranno, ma non oggi. Parla il senatore Ugo Grassi che propone rifacimento dell’Ofantina e bretella ferroviaria Codola per collegare la stazione di Avellino agli altri capoluoghi. Parla il presidente Alto Calore, Michelangelo Ciarcia. Il consigliere regionale Vincenzo Ciampi centra uno dei punti critici. “Questa provincia è fatta di frammentazione. Giusto o sbagliato, l’unico esempio di unità c’è stata nel post-terremoto con la strategia dell’industrializzazione. Ricordo i progetti di area vasta e progetto pilota, che reputo tentativi falliti“. Dopo due ore di assemblea non viene fuori nemmeno un progetto concreto depositato da sindaci o gruppi di sindaci. O meglio, ci sono ma non vengono svelati neanche in via sintetica. Non che gli interventi dei vari deputati e consiglieri regionali non espongano tutte le necessità di questa provincia, dalla sanità al lavoro.

Ma non tutto si potrà incastonare nel Piano nazionale ripresa e resilienza. Lo fa notare Maurizio Petracca: “Abbiamo un’occasione storica, irripetibile. Una sorta di piano Marshall. Che dobbiamo saper cogliere con intelligenza ed acume. Soprattutto evitando di fare confusione tra i vari canali di finanziamento e su ciò che si può finanziare. Ben venga l’archivio delle schede progettuali che la Provincia ha in qualche modo promosso, una sorta di database di quanto si muove sul territorio. Ma il Recovery resta un piano straordinario e che finanzia opere straordinarie, quelle in grado cioè di cambiare le sorti di un territorio”.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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