La gioia di Sant’Angelo e quella di Vecchioni

Spesso dopo i concerti si parla di incanto, di spettacolo. Di pubblico ammaliato o in visibilio. A volte è bello raccontare qualcosa nella sua normalità, nella sua non stra-ordinarietà. Quella con Roberto Vecchioni è stata una splendida serata d’estate. Gran colpo d’occhio in una piazza De Sanctis che da tempo non ospitava un evento simile. Un cantautore perfettamente a suo agio, perché come ha detto nell’intervista prima dell’esibizione “è fantastico suonare fuori dai circuiti canonici”. E ancora: un pubblico ordinato, educato e rispettoso. In uno spazio, la piazza, che ovviamente non è stato pensato per i grandi live ma che ha retto bene l’arrivo di fan e visitatori. Tutto ok insomma. Dall’organizzazione agli esercenti. Sul palco un’ora e quarantacinque di concerto, i monologhi e i punti di vista dell’artista sull’attualità e le manie di grandi e piccoli. I classici come Luci a San Siro e Samarcanda.

E l’inno alla vita nella prima parte: “Stare insieme è amore, questa serata è bellissima ma a parte tutto è bella la vita – ricorda Vecchioni -. Dobbiamo imparare ad essere felici sempre anche quando le cose non vanno bene. La vita è questo miscuglio di momenti brillanti e momenti stanchi oppure orribili. Dobbiamo imparare a godere dei momenti belli , allungare i momenti belli. Sto cantando adesso , ho 75 anni sono 55 anni che canto e sono felice, è questo che conta. La vita è l’immagine di una battaglia che dobbiamo saper combattere contro il destino, il destino non è sempre avverso, dobbiamo aggredirlo. Io nella mia vita sono sempre stato felice, nonostante le difficoltà”.

Nella conferenza stampa pre-evento un po’ di curiosità. Il prossimo disco sarà improntato sulle nuove figure che hanno portato avanti, o portano avanti, grandi e piccole battaglie. Da Giulio Regeni ad Alex Zanardi. “Dopo un lavoro sulla cultura volevo osservare l’attualità. Non è certo politica però, quella non mi interessa più“, ammette. E non nasconde di apprezzare nel panorama italiano Fedez o Fabri Fibra. Strano? Forse, ma Vecchioni non è il tipo da pregiudizi. “Lo stimolo a cantare e scrivere oggi? E’ sempre la ricerca, la scoperta“. E il male di oggi in Italia? “L’invidia o il fatto che si pianga su tutto“. Disponibile e alla mano fuori, sul palco cerca il contatto con pubblico. Nelle prime file bambini, anziani, disabili. Poco dietro tutti aperti all’ascolto, anche nei momenti meno coinvolgenti. Bravo lui e bravi tutti.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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