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L’addio a De Mita, il saluto di Mattarella

Un mazzo di carte, sua passione, nella bara. Gli amici di sempre commossi e silenziosi prima di entrare nella cattedrale. I sorrisi di Pierferdinando Casini e gli occhi umidi di Clemente Mastella, entrambi a beneficio di telecamere. Le strette di mano, le fasce tricolore dei primi cittadini dell’Alta Irpinia, il vice Walter Vigilante a fare da cerimoniere, una coppia di curiosi arrivata da Montoro per vedere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “È lui? Signorì, è lui?”, dice la moglie ogni volta che un’auto blu staziona ai piedi della statua di Sant’Amato.

Nusco tributa l’ultimo saluto a Ciriaco De Mita, sindaco in carica del paese ed ex presidente del Consiglio. Una folla composta si assiepa dietro le transenne che chiudono gli accessi alla piazza dai tanti vicoli del borgo. In piazza Natale c’è la possibilità di seguire l’intera cerimonia da un maxischermo. In tanti indossano ancora la mascherina, il dispiegamento di forze dell’ordine e volontari è notevole.

Il Capo dello Stato entra nella cattedrale accompagnato dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, in rappresentanza del Governo c’è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Un timido applauso per Mattarella che altrettanto timidamente ringrazia la gente in attesa. All’ingresso della bara in chiesa il presidente porta la mano sul cuore per alcuni secondi. Poi all’uscita si ferma a porgere le condoglianze alla famiglia e a tributare l’ultimo solitario commiato all’amico Ciriaco De Mita, restando immobile di fronte al carro funebre.

Quando l’elicottero di Stato si alza in volo da Nusco, in piazza resta il vociare composto dei giornalisti arrivati da tutta Italia. I nostalgici Dc ricordano aneddoti, altri provano a fare bilanci. Il vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi Pasquale Cascio lo fa nella sua omelia. “Celebriamo queste esequie e accompagniamo il caro Ciriaco verso il trono di Dio. Dopo il fruttuoso e attivo pellegrinaggio della sua vita, ora lui è nell’eternità. Aveva l’intelligenza negli avvenimenti, cioè la capacità di leggere, proporre, abbracciare la storia“, dice in un passaggio. “La contrazione intellettuale è un atto di amore per generare pensiero nuovo“, aggiunge paragonando la genesi del pensiero demitiano allo sforzo del parto. E ancora: “Per lui le idee si confrontano, ma non vanno portate in tribunale, non vanno aggredite (il riferimento è al capitolo 18 degli Atti degli Apostoli letto poco prima, ndr). Da laico cristiano ha sempre pensato al popolo“, conclude.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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