L’addio a Massimiliano Forgione, ‘Con lui una grande avventura’

“Il dramma vissuto da Massimiliano, da cui è dipeso anche il suo riserbo, è l’impossibilità di innescare per se stesso quel processo di liberazione che innescava per gli altri”. Le parole del vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi Pasquale Cascio sono risuonate questa mattina nella Cattedrale che ha accolto la salma di Massimiliano Forgione, direttore del carcere intitolato a Gennaro Bartolo, Lorenzo Famiglietti e Remo Forgetta.

Giovedì il dirigente della struttura, diventata modello nazionale per recupero e riabilitazione dei detenuti, era morto al pronto soccorso dell’ospedale “Criscuoli”. Combatteva da diversi mesi con la malattia, ma aveva continuato a onorare il suo incarico lavorando con la passione di sempre, spendendosi senza sosta. Un impegno riconosciutogli in tutti i messaggi di cordoglio ascoltati al termine della funzione religiosa.

Massimiliano, come si faceva chiamare da chiunque godesse della sua stima, ha fatto crescere un piccolo istituto di provincia portandolo a essere conosciuto anche tra non addetti ai lavori. Aveva grande umanità nel trattare gli altri. Ha combattuto senza cedimenti. A Sant’Angelo ha trovato casa, ha costruito la sua famiglia e qui ha deciso di restare. Noi lo ringraziamo per averci fatto vivere questa splendida avventura e diciamo ai suoi cari che potranno contare sulla nostra presenza“. E’ stato il pensiero letto a nome di tutto il personale militare e civile del penitenziario dal comandante Giovanni Salvati.

Presenti per l’ultimo saluto l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, i Vigili del Fuoco e la Guardia di Finanza, l’Associazione nazionale Polizia penitenziaria, la presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio, il sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole, il Garante dei detenuti Samuele Ciambriello, il dirigente scolastico del Vanvitelli di Lioni, la segreteria del Capo Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Santi Consolo e il Provveditore del Piemonte Liberato Guerriero. E poi gli agenti della Casa di reclusione, i suoi collaboratori, i tanti tra educatori, volontari e personale civile che si sono alternati e hanno conosciuto il direttore nei progetti portati avanti in dieci anni facendo del suo carcere un’istituzione aperta.

Il vescovo Cascio nell’omelia aveva ancora spiegato: “Massimiliano era una persona decisa, irruenta e determinata, nel senso che aveva la vocazione di servizio per operare in quel mondo complesso della detenzione. La sua esperienza stava diventando dottrina, cioè possibilità che i suoi schemi gestionali potessero essere replicati altrove. Aveva saputo guardare alla legge e andare oltre, comprendendone lo spirito“. Immancabile il pensiero per i due figli con un incoraggiamento a continuare a sperare. “Cosa sarà mai di questi bambini“, la domanda mutuata dal vangelo di Luca. “Appoggiati alla tua comunità – ha detto il parroco don Piero Fulchini rivolto alla moglie – ma sii di testimonianza per coraggio e fede. Sono certo nel vostro futuro ci sarà tanta meraviglia“.

Poi l’applauso, gli onori tributatigli dal corpo di Polizia Penitenziaria e il viaggio verso il cimitero di Sant’Angelo dei Lombardi dove il corpo sarà tumulato.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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