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Le intuizioni e i rischi sulla strada di Guglielmo

E’ senza dubbio un’iniziativa interessante quella messa in piedi dall’associazione Irpinia Mood e dal Gal IrpiniaSannio-Cilsi. Il cammino di Guglielmo: un tragitto futuro sui passi del santo da Vercelli, lungo la linea Montevergine-Goleto, Partenio-Alta Irpinia. Ambiziosa dal punto di vista turistico, che già da subito intende mettere insieme più fattori-attrattori com’è ovvio che sia in un cammino. Quindi religione e natura, enogastronomia e storia. I risultati del forum di Chiusano San Domenico, terra di mezzo, sono stati presentati domenica mattina nell’abbazia di Sant’Angelo dei Lombardi. Ai tavoli avevano partecipato quasi duecento persone: esperti, accademici, amministratori, associazioni. E senza troppi giri di parole si può già dire che le ottime idee alla base rischiano di generare un calderone fumoso se non si metteranno subito a fuoco i reali obiettivi.

Del resto già il presidente del Gal, Rino Buonopane, ammette: “Mi rendo conto dello scetticismo, lo percepisco. Ma si fa riferimento a iniziative ed errori del passato che noi non vogliamo commettere“. Il pericolo è dietro l’angolo, perché lo stesso Buonopane aggiunge: “Non bisogna nascondere delle difficoltà, che esistono, trattandosi di un progetto complesso. In ogni caso non bisogna coinvolgere solo i comuni di pertinenza, dobbiamo collegare altre realtà ed esperienze…“. E’ quello che si fa spesso in provincia, che si è fatto sul progetto pilota. Che ha frenato per sempre il vecchio patto per il turismo, il segmento religioso Montevergine-Goleto-Materdomini. Cosa è successo in passato? Si è allargato un progetto per far contento qualcuno, ci si è messi insieme per uno scambio con un altro, aggregato un territorio per obblighi politici. O per non subire le lamentele di chi era convinto che anche un vecchio rudere fosse un attrattore da tener presente. Il cammino di Guglielmo ha una logica, una linea, un sentimento di base valido. Aggiungendo e ampliando li perderebbe, con altissimi rischi di arenarsi. E in una provincia che sul turismo è a zero.

Ciò che sicuramente andrebbe creato, e questo lo dicono chiaramente gli attori territoriali del forum, è una connessione con itinerari e infrastrutture. La ferrovia Avellino-Rocchetta, la futura ciclovia dell’acqua, i percorsi di trekking sui Picentini e via dicendo. Ma prima il cammino dovrebbe essere definito e definibile come cammino di San Guglielmo e basta: senza matrimoni improbabili e innaturali al di fuori della strada.

 

Angela Cresta, ricercatrice dell’Università del Sannio, elenca alcune delle idee venute fuori dal forum. Qui emergono i veri punti di forza del progetto. “Innanzitutto la condivisione del metodo, la partecipazione dal basso. Ma bisognerà lavorare sulle strutture e sull’itinerario. Il cammino dovrà nascere da una costruzione di una rete per mettere tutti allo stesso livello. Tante iniziative risultano essere estemporanee, qui invece si dovrà dare continuità a eventi e manutenzione. Bisogna fare attenzione alla formazione, che troppo spesso viene lasciata a organizzazioni di volontariato. Loro fanno spesso un lavoro meritevole, ma non si può lasciare niente all’improvvisazione. E occorre immaginare le strutture per l’accoglienza e la ricettività. Ci vuole un disciplinare per gli alloggi, che dovrebbero adeguarsi a uno standard: è necessario che siano tarati per le esigenze di chi cammina“.

Quando però si fa riferimento a qualche pretesa o istanza, volte a creare unicità all’offerta turistica irpina, spuntano fuori altre perplessità. Difficilmente il cammino di Guglielmo diventerà l’esperienza totalizzante e definitiva dell’Irpinia, un nuovo cammino di Santiago per intenderci. Come non lo diventeranno ipotetiche strade del vino, le linee ferroviarie o le ciclovie, il trekking e l’escursionismo. Ma ogni via può essere un pezzo positivo. E’ per questo che ognuno dovrebbe concentrarsi sulla propria rotta evitando fusioni premature.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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