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Le mura popolari di Lioni, Francisco Bosoletti firma la Pietas

In quel quartiere di Lioni di murales già ce ne erano altri. “BagOut Biennale Angelo Garofalo” lo aveva già scelto per portare arte e colori sulle case popolari di recente costruzione. E’ un’area del paese che ancora non ha trovato una sua precisa identità. Molti ancora la associano al grande villaggio La Stampa, nucleo di prefabbricati sorto nel dopo terremoto dell’Ottanta. Altri parlano più semplicemente di quartiere San Bernardino. Gli edifici non sono ancora tutti completi o abitati, e sono anche – non è un mistero – già stati attaccati dall’umidità, dall’incuria, dal tempo che passa e lascia i segni e corrode con più velocità di quanto a volte faccia l’uomo e la sua capacità di appropriarsi degli spazi e dare loro vita.

E’ una periferia che, a dispetto delle facciate dipinte con colori vivaci, non trasmette particolare gioia. E’ pure un po’ nascosta, non ti trovi lì di passaggio. Devi scegliere di andarci. Aleggia tristezza tra le sue strade, tra i pilastri a vista delle fondamenta, nelle aiuole ancora non terminate e curate. Perché allora un artista internazionale come Francisco Bosoletti lo ha scelto per ospitare una sua opera? E’ la missione dell’arte, portare il bello dove ancora non si ha la capacità di vederlo. Portarlo a chi non ha occhi per guardarlo. Portare a tutti la magia di un disegno che sa dire molto più di quanto riescano le parole. E la parete di via Guido Dorso ora parla e urla a tutti pietas.

L’artista argentino, che aveva già operato in quartieri popolari ben più noti come Rione Sanità a Napoli, a Lioni ha scelto di regalare “Pietas” con cui volge il suo sguardo attento verso i margini delle società, delle coscienze e dei territori come una supplica e, insieme, una denuncia. “Non ignara mali, miseris succurrere disco. C’è una terra di mezzo. In cui la florida prosperità della Natura e la fragilità dell’Uomo condividono una cura amorevole verso chi patisce un destino avverso. I confini dei territori e di ciò che è umano vengono superati. Le braccia ricevono protezione dalla vita che sorreggono. Gli alberi sono seni che nutrono. E gli occhi chiusi cercano le tracce di ciò che è stato e non è più”, così Giuseppina Ottieri spiega l’opera.

Realizzata nell’ambito della rassegna #bagout2019, con il supporto del Forum Regionale dei Giovani – Campania e l’organizzazione dell’associazione La Prediletta, la curatela di Antonio Sena e il patrocinio del Comune di Lioni, Pietas utilizza la rivoluzionaria tecnica a ultravioletti. Bosoletti crea opere in negativo. Solo la curiosità di chi osserva le tirerà fuori.

 

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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