Salzarulo, Lei polemizzò già in passato con il Comune di Monteverde e con gli altri che spingevano per il cosiddetto contratto di lago. Oggi qual è la posizione?
Nessuna polemica, è stato un confronto aperto che si è svolto nella fase di attivazione del processo di coinvolgimento delle popolazioni locali e dei soggetti interessati nella gestione e nell’utilizzo della risorsa acqua e dei relativi bacini. Ci siamo mossi, come previsto da due direttive, la 2000/60/CE e 2007/60/CE, facendo nostri gli obiettivi e i requisiti strategici delle stesse, che sottolineano l’importanza della “partecipazione e del coinvolgimento delle comunità locali”. Periodo intenso e partecipato, dal 30 dicembre 2014 al 23 novembre 2015. Si sono svolti incontri, forum, focus. Una delle questioni emerse è stata quella relativa alle competenze dei vari soggetti coinvolti. Sia ben chiaro, però, che al di sopra di ogni competenza vi è “Il Contratto” tra gli stakeholder, fondato sul rispetto e la tutela dell’ambiente.
Sta dicendo che il contratto di lago di Monteverde, Aquilonia e Bisaccia va in un’altra direzione?
No, me ne guarderei bene. Non spetta a noi indagare o esprimere giudizi. Però chiariamoci sulle definizioni. L’accordo tra i quei Comuni che appunto hanno “competenza” su quel territorio, non può essere definito “Contratto di Lago”. Lo sanno bene gli amministratori di Monteverde, Lacedonia, Bisaccia ed Aquilonia. A tale proposito riporto in sintesi la definizione di “Lago”. E’ nel Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152. All’articolo 54, che richiama la prima direttiva cui facevo riferimento e che appunto definisce lago “Un corpo idrico superficiale interno fermo”. Invece tutti sanno che la bellissima e utilissima diga di San Pietro-Aquila Verde, ubicata in Area Natura 2000 SIC IT8040008 con una superficie 6,04 Kq, è uno sbarramento sull’Osento, uno dei principali affluenti del Fiume Ofanto.
Non ci perdiamo in tecnicismi e definizioni però. Dove vuole arrivare?
Al fatto che quei comuni hanno aderito, con delibera di consiglio comunale, al Contratto di Fiume dell’Alto Ofanto e sono presenti nell’Assemblea di Bacino, costituita a valle dell’attività promossa dal Gal Cilsi e documentata, insieme ad una prima proposta di “Programma di azioni” agli uffici regionali competenti ed al “Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume”. Il programma, ora in fase di definizione, mette al centro la tutela e la valorizzazione dell’ambiente guardando ad uno sviluppo eco-sostenibile dell’intera area, ivi compresa quella in cui ricade la diga di San Pietro. Su questo siamo tutti d’accordo.
E allora perché sulle sponde ci sono barili o palchetti già montati. Perché poi si parla di lago?
Non lo so, io rappresento il gruppo di lavoro impegnato nelle attività di promozione e programmazione del Contratto di Fiume Alto Ofanto. Però, conoscendo le competenze degli amministratori di quei comuni, non credo che abbiano permesso di violare le norme che tutelano i richiamati Siti di Interesse Comunitario (Sic, ndr). Immagino che abbiano ben presente, ad esempio, le disposizioni in materia di procedimento di valutazione d’incidenza e il campo di applicazione delle stesse. Starà agli enti competenti stabilire la bontà o meno degli interventi, che come leggo in questi giorni, si stanno realizzando in quell’area. Per il resto, mi sento di dichiarare che il gruppo di lavoro del Gal Cilsi e l’Assemblea di Bacino del Contratto di Fiume sono disponibili e aperti a qualsiasi confronto con chiunque lo ritenesse utile.
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