Piccoli Comuni, una legge per restare

Una legge per salvare i piccoli comuni, una battaglia per invertire i trend demografici. Da Roma è arrivata una forma di tutela per i borghi che non superano i cinquemila abitanti. Quasi tutti i paesi irpini, per fare l’esempio provinciale. Il disegno di legge è stato approvato in via definitiva con 205 sì e 2 astenuti al Senato. Primo firmatario il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci. In Italia sono 5.591 le realtà individuate, tremila delle quali risultano praticamente disabitate, senza servizi e senza speranze.

Una bella giornata per chi vuole bene all’Italia: con il varo quasi all’unanimità del Senato possiamo finalmente brindare alla mia legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni, ha detto Realacci. Di che parliamo praticamente? Viene istituito un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale. 10 milioni di euro per l’anno 2017. 15 milioni di euro all’anno dal 2018 al 2023. Riqualificazione dei centri storici, possibilità di convenzioni per i servizi postali e i trasporti. Banda ultra-larga e altro. Per esempio le farmacie potranno erogare nuovi servizi. Ma nella legge c’è spazio anche per le ciclovie turistiche. Ci sarà modo di approfondire i possibili effetti sulle aree interne del Sud, ma per adesso…

Un commento a caldo

A una prima lettura gli interventi ipotizzati non si discostano molto da quelli pensati per le realtà dei progetti pilota, come l’Alta irpinia. A una seconda non si può certo parlare di grosse somme. A una terza si può tranquillamente dire, e oggi è così per tutto, che molto dipenderà dall’organizzazione delle stesse piccole comunità. L’esempio potrebbe essere quello degli uffici postali, la possibilità dunque di stipulare convenzioni per ottenere i servizi. E’ una buona idea quella di demandare tutto ai territori? Non lo sappiamo, dipenderà appunto dai singoli territori.

Di sicuro lo Stato centrale prosegue nella sua strategia di destinare qualche risorsa per poi dire “ora tocca a voi”. La strategia responsabilizza i municipi insomma, ma forse è un’operazione culturale ambiziosa per determinati luoghi. Dopo la stagione dei tagli si dà in pratica la possibilità di riottenere qualcosa, ma se gli stessi borghi si spopolavano con la presenza di un ufficio postale non si capisce perché dovrebbero ripopolarsi una volta tornato lo stesso ufficio. Si dirà, “ma potete avere la banda ultra-larga, le ciclovie etc”. Certo, ma la predisposizione di un sistema ciclo-turistico richiede anni. E la banda larga non può essere l’unico incentivo per le aziende che altrove trovano infrastrutture digitali già avanzate. Il fatto che si pensi all’Italia nascosta è certamente positivo, questo è chiaro, ma è molto molto presto per esultare.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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