Pietro Foglia: ‘Sviluppo non sia parola astratta’

Pietro Foglia, candidato al collegio uninominale di Avellino-Bassa Irpinia in quota Forza Italia, non si tira indietro. A pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale continua il suo tour che lo sta portando a conoscere e confrontarsi con gli elettori. L’ex presidente dell’Asi parla, dunque, della sua idea di sviluppo e di Irpinia senza tralasciare una stoccata agli avversari, con particolare riferimento al Movimento 5 Stelle.

Foglia, l’Irpinia si avvicina a grandi passi alla prossima tornata del 4 marzo. Che campagna elettorale sta vivendo?

E’ una campagna elettorale un po’ difficile rispetto alle altre perché percepisco nei cittadini un forte disinteresse per la politica. C’è un grande distacco, si fa molta fatica a farsi ascoltare e a spiegare, cercando di coinvolgerle gli elettori presentando programmi. Diventa, dunque, complicato anche parlare di cose che toccano la carne viva perché ovunque c’è una sorta di disillusione e scetticismo rispetto alla cosa pubblica.

Qual è, secondo Lei, la conseguenza di tutto ciò?

Spero di sbagliarmi ma credo che tutto questo si tradurrà in un largo astensionismo. Io che vivo quotidianamente i territori, dunque, raddoppio il mio lavoro perché bisogna parlare approfonditamente con la gente e cercare di convincere anche piccoli gruppi non solo grandi platee ad andare a votare.

Progetto pilota, grandi infrastrutture, aree industriali sono grandi temi che in interessano Alta e Bassa Irpinia, Valle Ufita ed hinterland avellinese. Insomma, temi trasversali per l’intera provincia. Crede che la gente creda ancora in una nuova idea di sviluppo per questo territorio?

La gente si aspetta innanzitutto atti concreti e non promesse. Se parliamo di sviluppo in modo astratto la cittadinanza non è attratta. Alla gente interessa,  più che altro, un’idea di sviluppo legata all’occupazione magari che preveda un modo per trattenere i giovani. C’è, inoltre, la necessità di mettere a punto, e possibilmente completare, un piano infrastrutturale, incentivare gli insediamenti volti alla facilitazione del ricorso al credito bancario e salari per l’apprendistato, da non confondere con reddito di cittadinanza che non è altro che puro assistenzialismo.

Nella sua carriera politica si è occupato, oltre che di sviluppo industriale, anche di agricoltura. Uno dei punti di forza di questo territorio nella sua totalità, sono le risorse enogastronomiche da valorizzare.

Certo. Dobbiamo puntare sulle risorse locali. Non le abbiamo utilizzate al massimo. L’esempio del vino è lampante. E’ un prodotto che si esporta in tutto il mondo ma anche in questo caso ci siamo un po’ fermati. Serve un processo di internazionalizzazione che possa mette in rete anche una nuova idea di turismo che non sia più “mordi e fuggi” ma stanziale. In tal modo potremmo far sviluppare anche l’Irpinia dei Castelli e dell’archeologia traendo guadagno e visibilità.

Inevitabile parlare dei suoi avversari. Lei ha spesso additato i competitor dei 5 Stelle come «un pericolo». Conferma?

Certo. E’ chiaramente un  pericolo tentare di governare senza avere cultura politica. Sono loro stessi ad ammettere di non averne. Il pericolo viene dal non sapere come affrontare le politiche internazionali, dal non sapere cosa vogliono fare in Europa. C’è, dunque, la preoccupazione che deriva dall’ insicurezza. Come una persona senza patente che guida un’auto di Formula Uno.

Le sue parole rivelano grosso timore, in stile Juncker, rispetto agli esiti elettorali. Cosa si aspetta che succederà il 4 marzo?

In realtà mi sento fiducioso. Credo nell’intelligenza delle persone che decideranno di dare un voto utile che possa garantire la governabilità. Rimanere nell’incertezza sarebbe un disastro così come avere governicchi di coalizione o, peggio, governi tecnici. I 5 stelle, ad esempio, dichiarano di non volersi alleare con nessuno, di voler presentare una lista di ministri senza confrontarsi con alcuno. Semmai dovessero “vincere” non garantirebbero la governabilità per cui è chiaro che, dati alla mano, l’unico voto utile rimane quello del centrodestra . Oscilliamo tra il 38% e il 39%, con un piccolo sforzo in più, assicureremo al Paese una maggioranza stabile.

Maria Stanco

Nasce a Sturno nel 1984, tra il rumore delle forchette che proviene dal ristorante dei genitori. Studia “Relazioni Internazionali” a Napoli. Su “Tusinatinitaly.it” il primo lavoro da giornalista. Pubblicista dal 2011 mentre scrive sulle pagine di “Buongiorno Irpinia”. Conduce per un anno il Tg di “MediaTre”. Da qualche tempo è ritornata alla carta stampata, sul quotidiano “Il Mattino” e presto, promette, ricalcherà anche i campi di tennis.

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