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Progetto Pilota, sbaglia chi tifa per il fallimento

I segnali che arrivano dal tavolo del Progetto pilota non sono incoraggianti. Tensioni infinite, nuovi scontri, confusione crescente. Non è una buona notizia per l’Alta Irpinia. La sensazione che il tavolo si sia definitivamente isolato da cittadini, imprenditori e addetti ai lavori è abbastanza concreta.

Nessuno però dovrebbe “tifare” per una rottura tra i 25 sindaci, almeno questa è la nostra idea. La lacerazione del modello porterebbe il territorio a non avere più una rappresentanza di comunità in grado di dialogare con gli enti sovracomunali. Con la distruzione del progetto pilota l’Alta Irpinia perderebbe quel minimo di autorevolezza (in termini di territorio) che possa far parlare, seppur in maniera molto teorica, di Città dell’Alta Irpinia.

Gli errori non si possono non sottolineare. Hanno fatto male i sindaci filo-demitiani di due-tre anni a non assecondare le richieste di quei dissidenti che chiedevano trasparenza e regole minime della pubblica amministrazione. Ha fatto male il nuovo fronte di sindaci vicini al presidente di De Mita a non pretendere un’accelerazione su aspetti che vadano oltre la questione foreste (questione in piedi da 8 mesi). Non hanno spirito positivo le esternazioni di un Michele Di Maio che anche a distanza non perde occasione per definire “fallimentare” la strategia aree interne, esternazioni comprensibili fino a un certo punto. Non è incoraggiante l’atteggiamento di De Mita, sempre infastidito dal dissenso. Non aiutano a portare ordine in un contesto già confuso le proposte del sindaco di Montella, Ferruccio Capone, finalizzate a creare una nuova sovrastruttura (una sorta di progetto pilota bis che cammini con le sue gambe) per porsi come unico interlocutore per vertenze e opportunità. E nemmeno possono definirsi puntuali, anzi definiamole pure tardive, le recriminazioni di un Franco Ricciardi (sindaco di Monteverde) che rimette in discussione scelte, prassi, percorsi. Salvatore Vecchia, primo cittadino di Cassano e vicecoordinatore provinciale della Lega, continua intanto nell’attacco a De Mita. La speranza è che la sua non sia un’esclusiva azione di logoramento.

Messa così sembra difficile nutrire ancora speranze in un soggetto che via via perde di contenuti e visibilità. Ma il fatto che Roma sia tiepida sulla strategia, che la Regione non abbia ancora dato segnali concreti, non può essere un alibi. Nulla vieta che l’organismo possa modellarsi in base a fatti nuovi, che sia più attento ai bisogni delle persone su questioni più terrene, piccole, solo apparentemente poco importanti. Non sarebbe un soggetto giuridico, per certi versi non lo è mai stato, ma in qualche modo si avvicinerebbe, come non ha mai fatto, a una comunità sfiancata e sfiduciata.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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