Referendum, Irpinia tra riforme e i NO a eolico e trivelle

Due referendum in pochi mesi su materie diverse e in apparenza distanti, e che però finiscono per incontrarsi. Vediamo perché. 
La Riforma costituzionale che porta la firma del ministro Maria Elena Boschi prevede, tra le altre cose, anche un riassetto delle materie di competenza statale e regionale.
Detto in altri termini, ad oggi e per effetto di una precedente riforma della Costituzione, quella del Titolo V del 2001, alcuni temi risultano di competenza dello Stato quindi del governo centrale (uno su tutti la sicurezza nazionale), altri di competenza esclusiva delle Regioni e altri ancora si collocano in un mondo di mezzo. Un’area cosiddetta di competenza concorrente che attribuisce potere contemporaneamente al governo nazionale e a quelli delle Regioni. Tra queste materie concorrenti c’è l’energia o meglio la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia. Se dovesse vincere il Sì, la sovrapposizione tra Stato e Regioni salterebbe a vantaggio dello Stato.

L’argomento richiama subito alla mente dei più attenti la battaglia referendaria dello scorso aprile. Allora come oggi la tesi degli ambientalisti era che fosse volontà del governo, attraverso il decreto Sblocca Italia e ora la Riforma Boschi, scavalcare il parere dei territori e il volere dei cittadini in materia di concessioni per le ricerche di idrocarburi e più in generale per la realizzazione di impianti e reti per la produzione di energia, rinnovabile o meno. Quello di aprile divenne il referendum dei pro e contro le trivelle, sebbene la questione fosse molto tecnica e complessa. Il quorum non scattò e il referendum di fatto abortì. Il fronte delle Regioni contrarie al petrolio tuttavia incassò alcune aperture inserite nella Legge di Stabilità dal Governo per dissipare il timore che a Roma si volessero esautorare i governatori regionali dei loro poteri.

A distanza di pochi mesi ci ritroviamo a ragionare di politica energetica e della possibilità, qualora a dicembre vincesse il Sì, che l’Italia diventi l’eldorado per i petrolieri, terra devastata da piattaforme, centri oli, elettrodotti, parchi eolici e fotovoltaici, accumulatori e sottostazioni. Uno scenario apocalittico e non lontano, secondo i sostenitori del NO al referendum costituzionale, perché la decisione di attribuire allo Stato la competenza esclusiva in materia energetica sarebbe in continuità con quanto già approvato con lo Sblocco Italia a dimostrazione della presenza di un disegno ben preciso. Per il fronte del Sì invece questa razionalizzazione delle competenze avrebbe l’effetto di sbloccare opere, modernizzare il Paese, gestire centralmente una materia strategica e persino ridurre i costi della bolletta energetica degli italiani: la “concorrenza” fra Stato e Regioni, infatti, ha generato continui e costosi contenziosi con circa l’11% delle leggi regionali impugnate dal Consiglio dei Ministri in questi quindici anni (su circa 8200 totali), oltre a sentenze e ordinanze della Corte costituzionale. Il tutto con ricadute sui tempi di realizzazione di opere e infrastrutture (quando addirittura non vengono bloccate), fuga delle imprese italiane all’estero e salassi in bolletta.

Anche in Irpinia non mancano i sostenitori dell’uno e dell’altro fronte, così come non mancano le curiosità. Come quella che vede oggi schierati su posizioni opposte Mario Pagliaro (leggi l’intervista), ex responsabile provinciale Ambiente del Partito Democratico, e Roberto Buglione De Filippis di Rifondazione comunista. Entrambi No Triv e protagonisti della campagna referendaria dello scorso aprile, il 4 dicembre voteranno rispettivamente a favore e contro la Riforma Boschi. Intanto tra gli ambientalisti irpini lo stato di agitazione continua. Nelle scorse settimane sono riprese le assemblee dei comitati NO eolico selvaggio: da Andretta ad Aquilonia passando per Bisaccia e Sant’Andrea di Conza, il dibattito è vivo. Scade in questi giorni la moratoria regionale di sei mesi che ha sospeso il rilascio di autorizzazioni per nuovi impianti mentre il tavolo tecnico per la redazione del piano energetico e ambientale (PEAR) non ha ancora prodotto risultati. In assenza di una proroga i comitati temono che possa esserci un nuovo e massiccio rilascio di permessi. Quanto al petrolio, invece, la data che fa tremare i polsi ai NO Triv è il 10 ottobre prossimo. Dovrebbero infatti scadere tra una settimana i termini per la valutazione di compatibilità ambientale del pozzo Gesualdo-1, quello del progetto di ricerca Nusco, quello che potrebbe portare le trivelle a cercare petrolio tra Valle Ufita e Alta Irpinia.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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