Rifiuti, Farina: ‘Teora c’è, ma prima vogliamo garanzie’

Continua per una grossa fetta di comuni irpini, compreso il capoluogo, l’emergenza rifiuti. Difficoltà a smaltire l’umido, trasferimenti in province limitrofe e nel mezzo la battaglia a suon di carte bollate tra le amministrazioni della Valle del Sabato, la Provincia di Avellino e la Regione Campania sull’ampliamento dello Stir e la trasferenza dell’organico nell’impianto.

Ne abbiamo parlato con Stefano Farina, fino allo scorso novembre consigliere provinciale con delega ai rifiuti e attualmente membro dell’Ato Rifiuti irpini.
E’ vero, numerosi sono i comuni afferenti allo Stir di Pianodardine e già quando ero delegato al Ciclo dei Rifiuti di Palazzo Caracciolo il problema era presente. Davanti all’emergenza organico il presidente Gambacorta dispose il trasferimento di una quota nello Stir. Questa scelta è andata a incrociare una difficoltà territoriale nella Valle del Sabato che devo dire, per onestà, non era legata soltanto ai rifiuti bensì a una serie di problemi ambientali come l’ex Isochimica.

Mercoledì il Tar di Napoli ha respinto la richiesta presentata dal Comune di Avellino di sospensiva del provvedimento di valutazione impatto ambientale rilasciato da Palazzo Santa Lucia per lavorazioni ulteriori nel sito di Pianodardine. La presidente del Consiglio Regionale D’Amelio ha dichiarato alla stampa che, pur potendo, la Regione non imporrà nulla ai territori.
La collaborazione è il miglior antidoto. Però diciamolo: la Regione sta pagando le multe all’Europa per non aver dato delle risposte sui rifiuti e i cittadini subiranno un incremento delle imposte dovuto anche all’eventuale necessità di smaltire i rifiuti fuori provincia. Io sono innamorato della mia terra e un difensore del verde irpino e non un difensore del qualunquismo, bensì di scelte razionali e ponderate. Non consentirò di realizzare impianti se non sotto un dovuto controllo. Sui problemi le istituzioni devono dare sicurezza come nel caso degli Sprar.

Lei è anche sindaco di Teora, l’unico Comune d’Irpinia ad avere già un impianto per l’umido. Quali necessità hanno gli amministratori altirpini in questa fase?
Davanti ai problemi, rifiuti o immigrati, un amministratore non deve iscriversi al qualunquismo e capeggiare le proteste. Io credo che un buon amministratore davanti a delle esigenze ha il compito di valutarle, approfondirle con estrema serietà. Dopodiché non deve trincerarsi dietro un No vuoto, ma avere la capacità anche di dire no, ma subito dopo proporre delle soluzioni alternative a risolvere il problema.

Lo smaltimento dei rifiuti è una spesa non indifferente per un ente ed è comunque necessaria. Come ottimizzare i costi?
Il costo di smaltimento dei rifiuti è a totale carico dei cittadini. In passato vi è stata una raccolta semi-fai da te e semi-regolamentata che non era a norma e soprattutto gravava sulle casse del Comune. Se il costo è a totale carico dei cittadini, un buon amministratore oltre che tutelare la salute pubblica ha il dovere di fare delle scelte economiche ed efficienti per la società. E se tutti diciamo no, il costo dei rifiuti aumenta esponenzialmente. Per rendere economica l’azione dei rifiuti e superare un paradosso, che più si differenzia più il costo aumenta, serve un’impiantistica efficace e razionalizzata nei territori. Io non accetto atti di puro egoismo: il rifiuto si produce, si raccoglie e si smaltisce in tutti i territori della provincia di Avellino. Io sono solidale sui rifiuti, però ognuno deve fare la sua parte. Bisognerebbe avere un’impiantistica che soddisfi le esigenze ogni 30-40 comuni.

Diverse settimane fa le proteste tra Conza della Campania e Sant’Andrea di Conza contro la realizzazione di un biodigestore in località Tortorino.
Quando si è aperta la diatriba tra questi due Comuni, io in qualità di Sindaco di Teora ho ritenuto giusto che la mia comunità desse il proprio contributo alla questione. Sostengo che il rifiuto vada parcellizzato nella provincia, la collocazione di impianti deve essere una decisione condivisa e territoriale, non limitata al singolo comune come interlocutore. Teora ha già un impianto e può dare un segnale di altruismo, un altruismo però che rispetti le regole. Dopo 15 anni di sperimentazione a Teora, non si può pensare di costruire nuovi impianti quando quelli pre-esistenti non sono messi in sicurezza.

Il comune di Teora ha dato disponibilità per l’ampliamento…
Sì. Bisogna ragionare in un’altra ottica però. Prima poniamo in sicurezza l’impianto di Teora, rendiamo l’impianto un’eccellenza in modo tale da convincere gli scettici e poi successivamente siamo disponibili anche ad aumentare i volumi perché la presenza senza efficacia è alquanto inutile. Prima di ampliamento serve l’ammodernamento: vogliamo un impianto che passi da sperimentale (in cui sono ammesse e non concesse delle falle) a definitivo, garantendo innanzitutto la sicurezza. Una buona logistica, un’impiantistica che abbia innanzitutto a corollario segnali di civiltà (docce, spogliatoi, parcheggi) e che una volta messa in sicurezza sia dotata anche di un sistema di insacchettamento.

I cittadini teoresi hanno capito e appoggiato la decisione dell’Amministrazione di mettere a disposizione l’impianto di Teora per l’ampliamento al servizio della provincia?
Diciamo che i cittadini teoresi sono già in una condizione diversa. Mentre in altri posti bisognava andare a impiantare ex novo, a Teora un impianto già c’è. Il tempo in cui dovevano contestare, giustamente perché le cose non si subiscono, è passato. Hanno familiarizzato con l’impianto anche se hanno un’unica remora: la messa in sicurezza dell’impianto. L’impianto ora sperimentale emana un cattivo odore, ma questa negatività può essere superata. Sicuramente ci sono dei dubbi e malumori, ma sono a completa disposizione per rispondere a ogni preoccupazione.

Eugenio Liloia

Classe 1998. Studente Irpino, frequenta il V Liceo Scientifico di Caposele, impegnato da diverso tempo in attività di promozione culturale e sociale nel suo Liceo e nella comunità.

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