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Sì all’intitolazione dell’ospedale a Frieri, ma ora aprite i reparti

È stata tanta e forte l’emozione ieri sera alla notizia della scomparsa del dottore Angelo Frieri. Rispettato e amato in tutta la provincia, è all’Alta Irpinia che il medico ha dedicato quaranta anni di vita e lavoro nel servizio sanitario nazionale. Mentre i colleghi vincevano concorsi e ottenevano incarichi o trasferimenti altrove, mentre i reparti venivano chiusi, Angelo Frieri è sempre rimasto al suo posto come l’ultimo dei soldati chiamato a difendere il fortino. Nella baionetta passione e competenza donate senza riserva a chiunque calcasse la soglia dell’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi.

Di quella struttura conosceva ogni anfratto. Di quella comunità ha curato con uguale dedizione dall’ultimo dei manutentori al primo dei primari. Come un padre cura la sua creatura. Ha compreso prima e più di altri che il presidio ospedaliero aprendosi al territorio ne sarebbe uscito più forte. Ed ecco allora la collaborazione leale ed efficace con il polo della riabilitazione Don Gnocchi, l’integrazione con le università per i tirocini delle professioni sanitarie, la creazione del centro antiviolenza in collaborazione con il Consorzio dei servizi sociali Altirpinia e l’impegno per il centro per l’autismo, la cui apertura è stata rallentata dall’emergenza covid.

Ieri sera in molti hanno chiesto sui social che il suo nome venisse associato per sempre a quello dell’ospedale da lui guidato e del cui laboratorio di analisi è stato direttore. È stata una richiesta spontanea arrivata da più parti, difficile individuare una primogenitura. Proprio per questo quel genuino sentimento comune meriterebbe di essere rispettato. Angelo Frieri non era soltanto un medico o un primario o un direttore sanitario. Angelo Frieri era l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi.

La struttura porta già il nome di un altirpino stimato, il senatore Gabriele Criscuoli che ebbe un ruolo straordinario nella vicenda sanitaria e politica del territorio. Il dottore Frieri quella vicenda l’ha esaltata, impersonificandola. L’intitolazione dell’ospedale sarebbe un riconoscimento al suo operato, all’uomo e al professionista. Nulla da eccepire.

Ma martedì scorso abbiamo ricordato su questa testata che è trascorso già da un anno dall’annuncio dell’apertura di un reparto di terapia intensiva al “Criscuoli”. I locali sono stati allestiti e sono pronti, tuttavia vengono usati come centro vaccinale perché non si trova il personale. La cardiologia, anch’essa annunciata da tempo e prevista pure dal Progetto Pilota, è ancora ferma perché sono stati assunti gli specialisti, ma mancano del tutto gli infermieri.

E allora l’intitolazione tanto invocata è giusta e ha senso se viene accompagnata da azioni concrete e non soltanto simboliche. Ha valore se l’Asl agisce, se quei reparti diventano funzionali. Pretenderlo sarebbe il modo migliore per onorare la memoria di Angelo Frieri, sarebbe la promessa dell’Alta Irpinia di continuare a difendere il presidio ospedaliero di Sant’Angelo dei Lombardi, di continuare a difendere il diritto a una sanità pubblica in questa area interna.

Alta Irpinia: un anno di terapia intensiva senza terapia intensiva

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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