Speranza-De Mita, processo al premier

A Sant’Angelo dei Lombardi rinnovano la stima reciproca Ciriaco De Mita e Roberto Speranza. Due generazioni a confronto, due partiti a confronto. Pd e Udc, vicini e lontani. Ma se il sindaco di Nusco lancia messaggi distensivi al democratici è perché non vede alternative alla dialettica politica. Soprattutto se gli altri sono “i Salvini”. Da una parte De Mita afferma “a me piacerebbe stare insieme, non mi interessa come, nell’interesse delle comunità“. Subito dopo precisa: “Ma l’unione non deve essere basata sull’essere renziani. Significherebbe chiedere a una persona di non pensare più, se mai ha pensato“. E’ il finale di un lungo discorso che l’ex premier affronta partendo dall’Europa, toccando i temi di politica nazionale, per arrivare a una delle sue parole preferite: “pensiero“.

 

Già. Perché questa per De Mita è una parola che nel Pd mancherebbe: “Nel Pd non parla più nessuno e un partito muto che non ha pensiero non è vera forza politica“. Chiusure nette, critiche a Renzi, che si alternano a momenti più morbidi: “La mia non è una chiusura immodificabile. Occorre organizzare il governo della conservazione della democrazia per ridurre lo spazio di aggressione alla democrazia rappresentati – appunto – da Salvini“. E ancora su Renzi: “Sull’Europa sbaglia, De Gasperi non alzava la voce così“. A differenza dell’attuale presidente del Consiglio “non minacciava o rivendicava, ma contribuiva a costruire il processo di integrazione. Quando ascolto Renzi sono preoccupato“.

Speranza, Damilano, De Mita e Paolucci

Roberto Speranza era ovviamente su toni diversi. Ma al premier imputa una tendenza, che vede un avvicinamento al referendum costituzionale sempre più incentrato sul voto pro o contro Renzi. E invece per Speranza le riforme costituzionali, tema del dibattito santangiolese, sono importanti. Più importanti di ogni cosa, fondamento della democrazia. “Renzi compie un grave errore nel trasformare il referendum come un voto sull’operato del Governo. E’ negativo se la consultazione si basa sul piano del consenso“.

 

E in generale: “La politica sembra chiusa dentro a un teatrino in cui si autorappresenta, sembra rappresentazione fittizia senza un vero dialogo, quel dialogo che ho trovato con De Mita. Qui c’è un punto cruciale, bisogna capire come si costruisce un pensiero e una visione. Io voglio provare a cambiare il mio partito, quello che è stato in questi anni. L’Europa vive una crisi reale molto profonda, ha smesso di essere egemone. Siamo in un passaggio in cui ci sarebbe bisogno di un’Europa forte. Ma sull’immigrazione siamo debolissimi. E anche sulla politica internazionali in genere, come in Libia. L’Europa ha smesso di essere egemone quando ha smesso di essere rivoluzionaria, in senso buono. La rivoluzione dei diritti, quella industriale“.

Rosanna Repole e Roberto Speranza

Nessun passaggio sul piano locale, a eccezione del momento in cui De Mita critica la confusione che regna nel Pd napoletano. “Non voglio nemmeno parlare di Avellino“, dice. Anche perché nel dibattito moderato da Marco Damilano, vice-direttore de “L’Espresso“, madre di Teora, non è usciti fuori dai binari. In sala tanto Pd ovviamente. E una nutritissima rappresentanza di demitiani. Clima molto cordiale, apre i lavori il coordinatore del Pd santangiolese Giancarlo Cetta seguito dal sindaco Rosanna Repole. Chiusura affidata alla presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio, al tavolo anche l’eurodeputato Massimo Paolucci e il senatore Anfonso Andria. Qualcuno si aspettava una riflessione di De Mita sulle unioni civili. Non c’è stata, probabilmente la riflessione è rimandata alla tre-giorni Udc di scena sull’altopiano del Laceno.

 

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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