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Sponz atto secondo: il sesso dei fiumi, gli orfani del vino e Vasco Brondi

Due narratori musicisti e dietro un lungo ammaliante filmato su un fiume del Nord, il Tartaro. Musiche ipnotiche e un racconto di un viaggio in zattera. Sull’acqua, il tema di questo Sponz. Massimo Zamboni e Vasco Brondi rappresentano l’atto finale di una giornata galleggiante. Anime galleggianti, uno spettacolo multidisciplinare. E noi galleggiamo tra le voglia di vedere i pochi e distanziati eventi estivi e l’ansia del salto nel buio verso questo autunno. Con mille domande e nessuna certezza.

Nel Vallone cupo di Calitri ognuno ha una balla di fieno a disposizione. Vinicio Capossela ci scherza su, “si sta meglio no?“. Comodo, in effetti. Più comodo rispetto a qualsiasi altro concerto. C’è un’area food and beverage senza file. Controllatissima. “Mettere la mascherina“. “Non assembratevi“. Polizia, carabinieri, controllori dello staff. Tutto giusto.

È tutto giusto, facciamoci un bicchiere di Don Chisciotte, il Fiano di Calitri. Dai! Il vino dello Sponz.Eh ragazzi il Don Chisciotte non c’è. Qui tanto si trova ovunque, quindi abbiamo altro“. La valorizzazione dei prodotti tipici non abita al bancone del vino. E dunque beviamo un vino che pare birra, fermentato rifermentato non filtrato. Pugliese. Di cantina giovane e sfrontata in quanto a tradizione. Una parte del mondo vitivinicolo si avvia verso le sperimentazioni estreme. Oggi si porta…

Così per la prima volta ascolto Vasco Brondi, che fino ad ora avevo snobbato abbastanza. Con la metrica sghemba dei cantautori del nuovo millennio, grande voce e davvero un bell’autore. Emozionante. Emozionante come il cielo che guardo steso sulla balla di fieno: intanto Paolo Rumiz parla del sesso dei fiumi come il sesso degli angeli, in video collegamento ! Ho sonno mentre Rumiz disquisisce per venti minuti del Piave, che in realtà era la Piave. E dell’acqua, “elemento femminile sacrale violato spesso dai ponti, elemento sacrilego“. La voce all’inizio è disturbata, colma di eco. Poi i tecnici apparano il tutto. Quando finirà questa storia dei collegamenti? È smart-cultura, smart-spettacolo e tutto quello che volete. Ma non si regge più.

 

Penso all’Ofanto, ci pensa pure Rumiz. “Al mitico Ofanto“, fa lo scrittore. E penso a quanto sia poco mitico, per me, rinsecchito e vilipeso. E nella parte irpina spezzato, devastato, feroce, disordinato, incostante, incoerente, rabbioso o silenzioso, dipende dai tratti. Come tutti. Come tutto qui intorno in Irpinia.

Un po’ come il corso di Calitri, che viaggia per i fatti suoi rispetto a località Gagliano, lontano dalla luna e dagli animali selvatici che la popolano. Lontano dallo Sponz. C’è un fiume umano sul corso che pensa all’inizio dell’anno scolastico, alle elezioni, ai problemi che verranno. E che si gode l’ultimo caldo. E un affluente che scende dal Vallone verso il basso, inebriato. I due corsi d’acqua si uniranno, ma solo per pochi minuti. Non si tira fino all’alba tra i locali, c’è l’emergenza covid e tante nuove regole.

Torella dei Lombardi, con lo Sponz abbiamo respirato cinema

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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