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Todisco: ‘Alto Calore sintesi del fallimento della classe dirigente’

Quanto sta accadendo in queste ore all’Alto Calore Servizi rappresenta la sintesi del fallimento di una intera classe dirigente. La Corte dei Conti indaga su un danno erariale di ben 12 milioni di euro, chiamando in causa i dirigenti e i manager che si sono susseguiti negli ultimi anni e che, al di là dell’orientamento politico, hanno condiviso la stessa incapacità a riscuotere i crediti dell’ente. Oggi, questo il quadro che ci restituisce l’indagine della magistratura contabile, a Corso Europa si afferma il principio per cui un ente pubblico, per incapacità amministrativa, non colpisce i morosi facendo così ricadere, a distanza di anni, le conseguenze della sua sciatteria gestionale, sull’intera popolazione contribuente”. Il consigliere regionale di Articolo Uno-Mdp, Francesco Todisco, interviene sull’inchiesta avviata dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Corte dei Conti, in merito al danno erariale di oltre dodici milioni di euro a carico dell’establishment di Alto Calore Servizi.

 

Acs è nata con lo scopo alto e cruciale di gestire la risorsa irpina più importante, l’acqua, ma si è presto ridotta a terreno di conquista politica – prosegue Todisco -. I partiti da un lato e gli amministratori, troppo spesso guidati dagli interessi del leader di turno più che dagli interessi dei cittadini, dall’altro hanno gravi responsabilità, sia per non aver svolto un adeguato ruolo di indirizzo sia per aver fatto mancare una seria quanto necessaria azione di controllo nei confronti di chi, all’interno dell’azienda, ricopriva incarichi di alto livello.

Tale condizione, negli ultimi anni, ha toccato i picchi più alti perché, malgrado il progressivo aggravarsi della situazione economica e le quotidiane grida d’allarme da parte di amministratori, lavoratori e sindacati, nulla si è fatto per invertire la rotta, anzi si è andati avanti a colpi di maggioranza per tutelare questo o quel presidente, consegnando una marginalità assoluta alle questioni dirimenti. E così, oggi, ci ritroviamo a commentare l’ennesima inchiesta della magistratura che mette in luce il fallimento della gestione pubblica di un ente strategico e fondamentale. Fatti che, stando alle ricostruzioni degli organi inquirenti, danno tristemente ragione a quanti da sempre affermano che quello di Corso Europa è stato solo un carrozzone politico dove qualcuno, più che bere ha mangiato. Così, con questi esempi sbagliati, si apre la strada alla privatizzazione della gestione della risorsa idrica. Ed è questa una sconfitta alla quale non vogliamo rassegnarci, né vogliamo che l’idea di pubblico sia sconfitta dell’incapacità di alcuni. Ancora una volta le conseguenze saranno pagate dai cittadini in termini di servizi e dalla politica in termini di credibilità“.

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