Tribunali soppressi: nessuno ne parla, ma c’è chi non si rassegna

Sabato scorso a Vigevano, in provincia di Alessandria, si è tornato a parlare di tribunali minori soppressi. Lì c’era il più grande dei Palazzi di Giustizia chiusi tra il 2011 e il 2013. Se ne è riparlato ora per chiedere ai candidati alla Camera e al Senato dei territori interessati, un impegno preciso e scritto, nel caso in cui fossero eletti, a battersi per il ripristino delle sedi cancellate.
L’Irpinia di tribunali chiusi ne ha addirittura due: Ariano Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi, il primo accorpato a Benevento, mentre il secondo ad Avellino città. La storia è nota ai più, gli effetti di quella storia anche, con gli avvocati in processione verso le nuovi sedi, il problema del sovraffollamento degli edifici, l’andirivieni delle forze dell’ordine e degli ufficiali giudiziari dai luoghi in cui i fatti accadono e quelli in cui la giustizia viene amministrata.

 

“Un tema di cui in questa campagna elettorale non si è minimamente parlato in Irpinia come altrove, scomparso dal dibattito pubblico, eppure non è irrilevante”, commenta Raffaele Capasso, presidente del Centro studi giuridici ed economici dell’impresa Alta Irpinia, secondo il quale l’iniziativa piemontese è da condividere nelle intenzioni, sebbene nessuno dalla provincia di Avellino vi abbia preso parte. Al Nord qualcosa in questi anni si è mosso: ad esempio a Bassano Del Grappa è stato aperto uno sportello di prossimità che consente di usufruire di alcuni servizi, come il ritiro di certificati per uso civile.

 

“Sarebbero servizi utili anche qui, così da contrastare la disaffezione verso la giustizia che si sta diffondendo tra i cittadini, per i quali ormai recarsi in tribunale è diventato un fastidio – spiega Capasso -. Parliamoci chiaro: con il processo civile telematico io deposito gli atti comodamente dal mio studio, anche con la neve come oggi. Non è quindi una questione di ordine corporativo, sulla quale noi avvocati ci ostiniamo per fini personali. La presenza di un tribunale in un territorio è un presidio di legalità”.

Un’area che, quando intervenne la soppressione, contava 90 mila abitanti. “Sarebbe bastato – ricorda l’avvocato – accorpare all’Alta Irpinia qualche Comune dell’avellinese e qualche paese della Valle Sele, per salvare Sant’Angelo. E invece si è preferito accentrare mettendo insieme realtà prossime al Nolano con Monteverde. Ma questa è una storia vecchia”. 

Margini per invertire la rotta però secondo gli esperti potrebbero essercene. Se non altro perché i dati dicono che questo tipo di riforma della Giustizia non ha portato vantaggi dal punto di vista economico. “Il professore Luigi Lepore, dell’Università Parthenope di Napoli, ha evidenziato come il costo della politica di accentramento sia superiore ai benefici per lo Stato”, riferisce Capasso che si dice tuttavia fiducioso per il futuro.

“Storicamente la geografia giudiziaria ha sempre subito periodi di chiusure e aperture. Ora nel nostro territorio – dice, auspicando che possa nascere una riflessione a livello locale e nazionale sul tema, anche alla luce delle politiche pensate per contrastare lo spopolamento dei piccoli Comuni e delle aree interne – c’è un dato sociale nuovo, cioè un dinamismo economico ritrovato dovuto a una serie di investimenti e alle infrastrutture che da qui a qualche anno vedremo in piedi. Con la Lioni-Grotta e in futuro l’Alta velocità, tra Valle Ofanto e Ufita si avrà un polo economico interessante e il mondo della produzione non guarderà più ad Avellino, bensì a Napoli o Roma direttamente”. 

Di qui la proposta. Dovremmo parlare di tribunale dell’Alta Irpinia, sarebbe anti-storico in questa fase pensare con ostinazione a Sant’Angelo dei Lombardi. Una realtà che sia utile al versante ufitano e a quello altirpino. Tutti parlano di lotta alla desertificazione di questi luoghi, lo hanno fatto anche in campagna elettorale. Ma la chiusura delle sedi minori è stato un controsenso da questo punto di vista. A soffrire è stata la vita economica, sociale e civile dei nostri paesi”.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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