Un tuffo a Caposele, indie e folk della ‘common people’

Tre palchi, una ventina tra gruppi e artisti. Generi differenti. Migliaia di appassionati e di tutte le età. La Festa della Musica di Caposele è diventata grande. E pur non avendo il sostegno dell’establishment culturale irpino si impone come un formidabile incrocio di più esperienze. Dimostrazione del suo radicamento e della forza delle idee; di quelle che incontrano il favore della common people.

Sarebbe ingeneroso collegare il successo del weekend solo alla presenza di Vinicio Capossela, che qui riceve una cittadinanza onoraria sul palco delle “cantine”, località Saure. Sì perché mentre il maestro veniva giustamente celebrato, e celebrava egli stesso il paese dell’acqua, mentre la sua band accompagnava con sonorità di frontiera messicana il suo canto, negli altri palchi i più giovani si facevano spazio e si facevano pure apprezzare. Alcuni con le cover, certo. Altri, vedi il coraggioso 17enne Vincenzo Centrella, proponevano i loro inediti. Senza le radici irpine e senza folk a tutti i costi. 

Qui a Caposele protagonista l’indie rock, nella sua accezione più ampia. Prendi i White Shadows, cover band dei Coldplay. Giocavano in casa ma hanno ipnotizzato il pubblico con una ricchezza sonora esemplare. E prima avevano stupito i Lego House, da Dentecane, Bonito e Montemiletto. Tre giovanissimi che hanno preso tutto il pop da Mtv degli ultimi due anni e hanno dato un’altra anima a questo: acustico e voci da brivido. Come se i Kings of Convenience coverizzassero Ellie Goulding. Nel segno dell’alternative anche i Never Back: sound pulito ed elegante, atmosfera sognante sul palco di mezzo dove si sono esibite altre band, tutte le qualità. Chiude il reggae dei Radica sotto la pioggia di sabato poco prima delle 3. Il venerdì nel segno di Tonuccio, mattatore come sempre con la sua Pink Folk Band. E altri che hanno portato in due giorni una cosa come 8000 visitatori per un evento creato dal basso. E il 21 giugno si continua con l’ultima giornata.

 

Caposele città della musica, perché in questa festa viene coinvolto il paese su tre livelli. Ed è vero, festa della musica della Città dell’Alta Irpinia. Perché a Caposele potevi incontrare le generazioni di musicisti e appassionati degli anni ’70 ad oggi passando per gli indimenticabili ’90, quando c’erano 4-5 band per ogni paese. E a proposito, dalla sorgente di Caposele i musicisti continuano a uscire. Altroché!

Anche quest’anno – dice invece Armando Sturchio, uno degli organizzatori – siamo riusciti ad allestire un programma corposo e di qualità. Grazie, soprattutto, a chi offre il proprio talento in maniera gratuita e solo per quella forte passione che la musica riesce a sprigionare. Resta la certosina ricerca dei dettagli che fanno come sempre la differenza. E resta la certezza delle belle serate che abbiamo passato e passeremo. E quello ci basta“.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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