Aquilonia, il sangue e la stazione abbandonata

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Aquilonia Scaloin una giornata di sole pre-natalizia è crocevia di curiosi. La stazione abbandonata si trova a undici chilometri dal centro di Aquilonia, immersa nel verde. Nascosta tra frane e strade dissestate. Qui è stato trovato il corpo senza vita di Donato Tartaglia, l’architetto la cui morte ha lasciato la comunità sotto choc. Sotto choc ma non senza parole, perché tutti nel giorno del mercato dicono una cosa sola:“Donato non si è suicidato. Non è possibile”. Nessuno vuol farsi fotografare, nessuno vuole che il nome compaia da qualche parte. Ma tantissimi hanno voglia di parlare. C’è anche chi ha visto il corpo nella stazione nella notte tra lunedì e martedì scorso. Qualcuno continua a far riferimento al volto della vittima, come se fosse stato colpito. Fino ad ora, se di suicidio si tratta, si può ipotizzare che il professionista abbia battuto la testa sul cemento della stazione mentre si toglieva la vita tagliandosi. Oppure sui massi ancora presenti e ora insanguinati. Nessuno può dirlo con certezza. Si aspetta l’autopsia, richiesta anche dalla famiglia che non vuol credere al gesto volontario. I dubbi sono tanti, ad Aquilonia. “Perché Donato ha lasciato la sua macchina come se volesse poi andarsene da quella stazione di m…..?”, ci dice uno. Una strada chiusa. Un grosso muro di cemento che separa la strada da rovi e abbandono. Le rotaie ormai ricoperte dalla vegetazione. Davanti a questo muro l’architetto ha lasciato la sua Audi A4. Parcheggiata verso l’uscita della stradina. “Girava sempre in macchina da solo“, racconta un’altra persona. “Girava tutta la provincia, lavorava sempre. Perché avrebbe dovuto togliersi la vita? Stava bene per quanto ne sappiamo“. Intanto nel paese le manifestazioni natalizie subiranno uno stop o alcuni cambi di programma. Così ha deciso il sindaco Giancarlo De Vito. I cartelli vengono affissi durante il mercato, lungo il corso c’è lo studio dell’architetto. Non ci sono ancora fiori, né lì né sul luogo in cui si è stato trovato il cadavere. Perché ad Aquilonia non è ancora il momento del pianto. Qui è il momento del“vogliamo la verità, qualunque essa sia“. Qualcuno è più cauto. Una signora riflette:“Omicidio o suicidio è una delle cose più tristi nella storia di Aquilonia”.Mentre un ragazzo sulla trentina sussurra: “Mettiamo che si sia suicidato. Voglio anche crederci, ma vogliamo sapere cosa l’ha spinto a far quella fine. Qualcosa o qualcuno“. E un altro: “Lavorava su tanti cantieri, si dovrebbero controllare anche quelli“. E’ quello che dovranno appurare magistrati e forze dell’ordine, anche se l’autopsia dovesse confermare l’ipotesi del suicidio. Alla vigilia della vigilia, il Natale della rabbia e dell’incredulità.