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Il referendum che è all’orizzonte, con un quesito approvato ieri dallaCorte Costituzionale,riguarda la durata delle concessioni attive all’interno delle 12 miglia dalla costa. Troppo poco per parlare di voto contro il petrolio. Molto tecnica la materia per esser compresa a fondo da milioni di italiani. E infatti qualcuno lo definiscereferendum politico. Per primo lo ha fatto il governatore pugliese Michele Emiliano. Altri, vedi Rosetta D’Amelio, hanno invece parlato in termini diversi. “Ora la decisione spetta ai territori che possono tornare a essere protagonisti”, scrive la presidente del consiglio regionale della Campania su Facebook. E’ chiaro che se il tutto dovesse svolgersi nell’ambito della materia in senso stretto, e dunque del quesito, ci sarebbe ben poco da sorridere per i no triv. Difficile se non impossibile portare al voto milioni di italiani. L’astensionismo è lo spettro di sempre. Potrebbero sorgere difficoltà di coinvolgimento geografico. Ovvio quindi che i no triv faranno di tutto per giocare la partita sul piano dell’ambiente, delle politiche energetiche. E anche sul piano strettamente politico. Unvoto contro Matteo Renzi. Plausibile. Il fronte delle regioni che ha promosso i quesiti è bipartisan. Intanto il Movimento Cinque Stelle non vedrebbe l’ora di sfidare il premier sul campo dell’ambiente. E di sfidare Renzi e il Pd in generale. Magari un colpetto alle amministrative per superare la bufera Quarto e poi una bella mazzata in sede di consultazione referendaria. Leformazioni di sinistrapotrebbero utilizzare la stessa consultazione per lanciarsi definitivamente in un periodo di crescita ma comunque di crescita pressoché insignificante secondo gli ultimi sondaggi. E una parte del centrodestra potrebbe cogliere l’occasione di dare una piccola ma significativa spallata al Governo. Insomma, esiste la concreta possibilità di un voto meramente e miseramente politico. Il che lascerebbe aperte tutte le questioni principali legate alla politica energetica del Paese. In altre parole, il referendum potrebbe servire a dare un segnale a Renzi e poco più. E qui veniamo all’Irpinia e alle zone interne. In attesa delle motivazioni dei giudici, in attesa di reazioni e approfondimenti, dell’apertura della campagna no triv e in attesa della data, sorgono almeno due dubbi sul destino delle nostre terre. Il primo è abbastanza evidente. Visto che si tratta di un quesito sul petrolio in mare, con una vittoria del no triv c’è qualcosa che impedisce al Governo di muoversi in futuro sulle aree interne? A occhio e croce non sembra. Il secondo dubbio, posto da un non addetto ai lavori, è più che altro un timore. Non è che rendendo più complicate le estrazioni in mare si andrà alla carica con più vigore sulle estrazioni in terra e quindi in luoghi come la provincia di Avellino che è già nel mirino? Una domanda, magari ingenua e formulata male, che comunque gireremo agli addetti ai lavori. Giusto così eh, per avere un quadro più chiaro… E c’è un terzo dubbio. Legambiente ha esultato alla notizia del sì della Consulta. E il suo direttore Stefano Ciafani ha dichiarato: “Bisognasostenere l’industria nazionale delle rinnovabili, che ha creato oltre 100 mila posti di lavoro e fornisce circa il 40% dell’elettricità“. Insomma, in un caso o nell’altro sembra che l’Irpinia dovrà comunque ospitare qualcosa. Trivelle? Pale eoliche a tutto spiano? Trivelle e pale eoliche a tutto spiano? foto dawww.lifegate.it