Allarme Confartigianato Avellino: ‘Il 36% dei dipendenti di artigiani e Pmi a rischio licenziamento’

“Siamo di fronte ad una crisi drammatica, bisogna esserne consapevoli e questa consapevolezza deve portare ad una svolta, ad un nuovo paradigma di sviluppo e di sostegno all’economia. In provincia di Avellino 1.091 aziende artigiane hanno presentato richiesta di fondi di solidarietà e sono stati 2.750 i dipendenti del settore che hanno chiesto sussidi.Circa il 35,67% dei dipendenti è a rischio licenziamento.Ora serve senso di responsabilità e coraggio delle scelte. Il Recovery Plan rappresenta un’occasione straordinaria per uscire da questa situazione”.E’ quanto dichiara ilpresidente di Confartigianato Avellino e Confartigianato Campania, Ettore Mocella. “Ora non ci accorgiamo di tante cose– afferma Mocella -.La nostra percezione della crisi è falsata da un mercato in qualche modo narcotizzato dal blocco dei licenziamenti, dalla Cassa Integrazione che è stata estesa, dall’assenza dei vincoli di bilancio e dai ristori. Eppure come un fiume carsico la crisi avanza in maniera impetuosa e prima o poi rischia di manifestarsi e di lasciare solo macerie. Il problema è peggiore di quanto appaia in superficie, visto che il massiccio afflusso di liquidità e la confusione indotta dalla natura senza precedenti di questa crisi stanno offuscando la percezione della reale portata delle incognite”. Il Centro Studi di Confartigianato Avellino segnala di seguitoi settori maggiormente a rischio con l’andamento medio del fatturato per l’anno 2020: Agenzie di viaggio e tour operator – 75% Attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri – 70% Produzione abbigliamento – 70% Calzaturiero – 67% Alberghi e alloggi – 61% Bar/ristoranti – 42% Commercio/riparazione di autoveicoli e motoveicoli – 20% “La qualità dei progetti per il Recovery Plan e la velocità della loro attuazione saranno aspetti determinanti– dichiara Mocella –Bisognerà contenere il disagio sociale attraverso iniziative di welfarema soprattutto bisognerà dar luogo ad investimenti che creino sviluppo e occupazione stabile: Meno bonus, più investimenti; Favorire l’ingresso dei giovani; Passare dalla logiche delle emergenze a porre al centro dell’azione politica, invece, lo sviluppo, la produttività e l’occupazione; Passare dai ristori ad interventi di carattere strutturale che consentano alle imprese di rimettersi in moto; Interventi mirati e non erga omnes che guardano al mondo delle imprese, della produttività e dell’occupazione stabile (e quindi politiche attive del lavoro) come assi portanti della nuova strategia”. “In questa fase di incertezza è importante analizzare e monitorare periodicamente specifici indicatori che consentano di prevenire situazioni di disagio sociale legate ad un mercato del lavoro sempre più incerto. – sostieneNino Montemarano, responsabile Ufficio Studi Confartigianato Avellino–Si può già evidenziare chiaramente dai dati disponibili una correlazione esistente tra lo sviluppo settoriale, il livello occupazionale e la risposta dei singoli settori alle situazioni di crisi. A conferma di questo andamento si può rilevare un incremento maggiore di richieste di sussidi in particolare per quei settori dove non si è attuata una politica concreta di prevenzione per rispondere efficacemente a scenari critici. In questo periodo è emersa quindi una criticità strutturale di non aver pensato ad un processo di prevenzione e di gestione di rischi, come questo pandemico, nei vari settori produttivi”. I numeri dell’artigianato in Italia: – Microimprese (fino a 10 addetti): il 94,9% delle imprese Ø Il 99,40% delle imprese italiane sono PMI (meno di 50 addetti) – Oltre del 30% è il peso dell’Artigianato nelle PMI I numeri dell’artigianato in Campania: – Microimprese (fino a 10 addetti): il 95,7% delle imprese – Il 99,60% delle imprese campane sono PMI (meno di 50 addetti) Gli occupati nelle PMI dell’artigianato (Campania-Italia) Confronto Campania con i dati Nazionali: – Maggiore peso in Campania delle PMI in tutti i livelli di classificazione – Fino ai 20 Addetti quasi del 70% degli occupati nelle aziende regionali