Alta Irpinia, chiesto il vincolo paesaggistico
Il dibattito sull’eolico selvaggio delle ultime settimane ha prodotto un risultato importantissimo. Si è infatti arrivati a una prima conclusione: il territorio va tutelato alla radice. Concentrarsi su una sola battaglia risulterebbe perdente. E allora ecco che i comitati chiedono che l’Alta Irpinia venga definita zona “di notevole interesse pubblico”. In pratica si chiede ilvincolo paesaggistico. Per farlo è già pronto un documento. Dovrebbe prima essere condiviso dai sindaci, poi verrà spedito alla Soprintendenza regionale e al Ministero dei beni culturali e paesaggistici. Intanto hanno già espresso la volontà di procedere i sindaci di Sant’Angelo dei Lombardi, Cairano, Sant’Andrea di Conza, Teora e Calitri. Inoltre c’è il sostegno della Diocesi. In realtà si tratta di una proposta non nuova, avanzata a Cairano due anni fa alla presenza del dirigente ministeriale Luigi Fiorentino. Sono passati due anni, sembrano venti perché intanto in Alta Irpina sono nate opportunità e criticità. Un’opportunità che va certamente ricercata nel Progetto Pilota. Le criticità riguardano invece i numerosi episodi oscuri legati all’eolico che hanno suscitato finanche l’interesse del procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti. Ma non solo. Nel mezzo c’è un’idea di territorio, quella legata al paesaggio, al turismo e alla ruralità, che sembra oggettivamente la strada migliore ma anche la più difficile. E allora oggi registriamo questa vecchia e nuova proposta lanciata da Angelo Verderosa e dagli altri attivisti. Si chiede l’istituzione di un ‘protocollo d’intesa’ tra Soprintendenza, Comuni, Provincia, Regione, Diocesi, Associazioni e Comitati civici al fine di raggiungere le finalità preposte. Un gruppo di lavoro partecipato dal volontariato offerto dai consulenti tecnici dei comitati civici al fine di predisporre la cartografia e quanto altro necessario all’apposizione del vincolo paesaggistico nel minor tempo possibile Una proposta che si basa sul D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e s.m. e i. “Il paesaggio rurale dell’entroterra campano dell’Appennino meridionale –si legge nella nota dei comitati– ed in particolare il paesaggio collinare dell’Alta Irpinia che va dalle sorgenti dell’Ofanto presso l’Abbazia del Goleto e si svolge attraverso balze, altopiani e crinali per l’intero tratto alto del fiume Ofanto, fino a Monteverde, deve essere preservato e valorizzato quale bene quale paesaggistico, rurale, storico e ambientale capace di indurre lo sviluppo economico correlato alla bellezza dei luoghi, all’agricoltura sostenibile e al turismo della cosiddetta slow-life. L’ambito geografico definito ‘Alta Irpinia’, giù duramente provato dal disastroso terremoto del 1980, deve essere preservato dal potenziale scempio paesaggistico che si preannuncia nelle aree interne soggetto a spopolamento. E’ in atto una scellerata corsa che, in mancanza di immediate e ferree azioni di salvaguardia, comprometterà irrimediabilmente la bellezza del paesaggio rurale dell’entroterra appenninico : elettrodotti, eolico selvaggio, cave, discariche, trivellazioni e perforazioni di varia natura tra le quali le prospettate petrolifere. Alle Autorità competenti in materia, in particolare agli organi del Ministero dei Beni Culturali, si fa istanza di vincolo paesaggistico, considerato che “le aree agricole e di crinale collinare dei territori comunali dell’Alta Irpinia possiedono qualità paesaggistiche di rilievo in quanto vi sono caratteri unici e distintivi che derivano dalla natura e dalla storia umana e dalle loro reciproche interrelazioni e che in questi caratteri identitari, assumibili come ‘paesaggio culturale’, si riconoscono le comunità locali. Che la Regione Campania è priva dell’adozione di un ‘piano paesaggistico’ che possa tutelare i beni predetti. Che è in atto la manomissione dei nostri beni paesaggistici ad opera di elettrodotti, eolico selvaggio, cave, discariche, trivellazioni e perforazioni di varia natura tra le quali le prospettate petrolifere, e che tali beni paesaggistici non saranno più ripetibili e non potranno essere più trasmessi alle future generazioni. Che la Corte Costituzionale ha ribadito in numerose sentenze il forte nesso che lega l’art.9 della Costituzione (dove si prescrive la tutela del paesaggio) all’art. 32, dove si assicura ai cittadini la tutela della salute «come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Che la tutela dell’ambiente è in Italia un «valore costituzionale primario e assoluto» in quanto espressione di un interesse diffuso dei cittadini.