547,78 euro: introdotta la TASSA ROSA PER SOLE DONNE da Giorgia Meloni | Saremo noi a pagare per tutti

Giorgia Meloni (foto wikicommons) - irpiniapost.it
Donne penalizzate ancora una volta: spunta una nuova “tassa” solo per loro. La cifra è precisa, ma la beffa è più grande di quanto immagini.
Per secoli, la donna è stata relegata al ruolo di madre, moglie, figlia devota. La sua opinione contava poco, il suo lavoro ancora meno. E non parliamo del Medioevo: fino a meno di cento anni fa, alle donne italiane era negato persino il diritto al voto.
Le cose, fortunatamente, sono cambiate. Le donne hanno conquistato il suffragio, il diritto allo studio, all’indipendenza economica, a lavorare, a dirigere aziende, partiti politici e perfino un Paese. Una strada lunga, tortuosa, spesso in salita. Ma percorsa con ostinazione.
Eppure, nonostante i traguardi raggiunti, le differenze restano. Nei ruoli, nei salari, nelle aspettative. Una donna è ancora oggi chiamata a dimostrare qualcosa in più per ottenere lo stesso di un uomo. E nella maggior parte dei casi, a fine mese ottiene meno.
Ma se pensavate che fosse finita qui, vi sbagliate. Perché adesso – con tanto di cifre ufficiali – arriva anche una tassa solo per le donne. Silenziosa, invisibile ma reale.
Arriva la tassa per sole donne
Il nome ufficiale non c’è, ma la cifra sì: 547,78 euro. È la differenza tra la pensione media degli uomini e quella delle donne, secondo l’ultimo report dell’INPS. Gli uomini, riporta money.it, percepiscono in media 2.142,60 euro al mese, le donne appena 1.594,82. E non è un’eccezione: è la regola.
Ma come ci si arriva a una tale disparità? Colpa di stipendi più bassi, carriere più brevi, interruzioni dovute alla maternità e spesso lavori part-time. Tutto questo si riflette, inevitabilmente, sulla pensione. E il risultato è quella “tassa” silenziosa: meno soldi ogni mese, per il solo fatto di essere nate donne. È il risultato di un sistema che, pur dichiarandosi neutrale, continua a favorire uno dei due sessi. E indovinate quale.

Le differenze continuano
Peraltro, l’età media di pensionamento in Italia – che si crede essere 67 anni – in realtà è più bassa: 64,8 anni, in linea con la media europea. Ma anche qui, non tutte e tutti vanno in pensione alle stesse condizioni: tra opzioni anticipate, penalizzazioni contributive e misure di flessibilità come “Quota 103” e “Opzione Donna”, le variabili sono tante. Ma il finale è sempre lo stesso: chi ha meno contributi, prende meno. E indovinate ancora una volta chi ha meno contributi.
Forse non la chiameranno mai ufficialmente “tassa rosa”, e per fortuna non è l’ultima trovata del governo Meloni. Ma il succo non cambia: le donne pagano di più per ricevere di meno. E, ironia della sorte, lo fanno in silenzio, mentre qualcuno ancora si chiede se la parità sia già stata raggiunta.