Appia Antica, il viaggio di Valentina e Federica

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Sulle orme di Paolo Rumiz, alla scoperta dell’Appia antica. Da Roma a Brindisi passando per l’Irpinia, attraversando il silenzio della Basilicata. E tra paesaggi che cambiano ecco i volti delle persone, l’autenticità di borghi e luoghi di un’Italia apparentemente marginale e nascosta. E’ stato il viaggio diValentina e Federica. Una giornalista beneventana e un’organizzatrice di eventi e matrimoni calitrana. Otto giorni in macchina, a piedi, in bicicletta: tra la storia e la natura, tra la consapevolezza di persone che vivono su un tragitto disegnato dai romani oppure tra il disincanto degli stessi abitanti. “Siamo partite al tramonto dal Parco regionale dell’Appia antica, abbiamo seguito le coordinate nostre e il viaggio di Rumiz. Avevamo la macchina perché la gran parte del percorso è stata violentata, una strada costruita sui resti archeologici. Poi la macchina si è fusa in Puglia, ma questo è un altro discorso”, sorride Valentina. “Un viaggio è un viaggio, ognuno dà a questo il significato che vuole. Noi volevamo respirare la storia e conoscere le persone, magari anche per renderci conto se queste sapessero di vivere su una delle vie consolari più importanti. Alcune lo sapevano, altre no. Altre ancora non danno una particolare importanza. E c’è anche chi pensa che l’Appia debba essere più visibile, tracciata. A me non piace il termine turismo riferito a questi itinerari. Ma di sicuro servirebbe qualche indicazione in più… stiamo parlando della via Appia”. Formia e dintorni Le due viaggiatrici hanno dormito in masserie o bed and breakfast. L’Appia sullo sfondo, ma non per loro. “Se vuoi percorrerla devi munirti una mappa, a volte soltanto le case cantoniere ti indicano la strada. O dei posti come la Torre sul lago di Fondi, al confine tra Stato Pontificio e Borbonico”, ci dice Valentina. Ma cosa si trova su questa linea che taglia il Sud Italia? Perché visitarla, perché parlarne oggi? “Si trova moltissimo, anche le caratteristiche degli italiani naturalmente. Roma è il Nord, il Nord dell’Appia almeno. Minturno e poi Capua suggeriscono il Sud. Il caffè buono ti dà il benvenuto. A Roma trovi un parco con gli ingressi, ben definito. Poi passi per le vigne, le balle di fieno e le pale eoliche, l’aridità e il silenzio. Venosa, Gravina. E trovi il mare infine. In mezzo l’accoglienza straordinaria, la curiosità della gente nel vedere che andavamo per l’Appia. La diffidenza di un carabiniere che però ci ha indicato la via perché ci eravamo perse–Ma non tenete niente a che fare? -.E il ventre della Puglia che si apriva a noi. E’ stato un cammino splendido“. Formicoso Ed è l’estate del viaggio per e attraverso l’Italia, dopo che il Governo ha finanziato quattro ciclovie mentre sta anche favorendo la nascita di ferrovie storico-turistiche. Tema attuale. “Certo bisognerebbe investire sempre di più, ma non solo per il visitatore –suggerisce Valentina -.Investendo su questi luoghi, sulla storia, anche gli autoctoni avrebbero una consapevolezza in più”. Tappe in bici, a piedi e in autostop. Dal basolato all’aslfato fino alla polvere e poi all’acqua… “La gente spesso non è consapevole dei luoghi in cui vive, ma oggi forse è più assetata di sapere e identità. E’ il viandante che deve dire alla gente qualcosa, questa dinamica forse va corretta al Sud. Ma forse no, chissà. Sono 3 anni che ho cominciato a camminare. Volevo fare l’inviata di guerra, come molti colleghi penso. Non è andata così, invece ho cominciato a viaggiare nei luoghi a me vicini anche se non tutti conosciuti. A piedi, in macchina e in treno. Restituire ai luoghi e a me stessa un’identità. Poi allo Sponz Fest di Calitri ho conosciuto la mia bellissima compagna di viaggio, Federica Di Maio. Sono bastate poche parole per convincerla”, sorride ancora Valentina. “E in una settimana avevamo organizzato il tour. Avevamo solo otto giorni, ma ritorneremo sulla via Appia. A piedi, o forse in moto. E faremo qualcosa per non riempire di polvere la memoria di questo viaggio. La via Appia è il luogo dell’umanità”. Genti di Venosa