In un luogo normale l’inquinamento da mercurio del fiume principale avrebbe scatenato il finimondo. Ma siamo in Alta Irpinia, dove per motivi sconosciuti si fa a gara a nascondersi. E poco importa se come dice il sindaco di Calitri, Michele Di Maio, “i valori del mercurio presente nelle acque del fiume Ofanto sono tre volte superiori al limite massimo consentito“.
Tutti gli enti ne sono a conoscenza. Provincia e Asl, Asi e soprattutto Procura della Repubblica e forze dell’ordine. Il riserbo è doveroso, ma la questione è un’altra. Di fronte a ordinanze, quindi atti pubblici, che vietano l’utilizzo dell’acqua, qui non si muove una foglia. Le associazioni restano in silenzio, gli amministratori pubblicano le ordinanze ma salvo rare eccezioni non le “pompano” sui social. La politica? Non pervenuta, ma non è una novità.
Parliamo di inquinamento da mercurio, non di un albero tagliato con tutto il rispetto per l’albero. Non serve essere degli esperti per capire la pericolosità del metallo. Chi di dovere è al lavoro per le cause. Nei carteggi si raccomanda a tutti di collaborare per arrivare all’origine, a qualche spiegazione. Ma nel frattempo, tranne qualche commento sui social, tutto tace. E’ l’Alta Irpinia delle cartoline quella interessata dall’inquinamento. Quella di Conza della Campania, di Cairano e di Calitri. E anche oltre, fino alla Basilicata. Qui dove sono attesi fotografi e visitatori per gli eventi estivi, gli allevatori e gli agricoltori non possono utilizzare l’acqua del fiume.