Furbetti all’Asl Avellino, sistema troppo fragile
Una mercoledì nero per l’Asl di Avellino, per la città e per la provincia. Scandalo alla luce del sole, l’azienda sanitaria locale su tutti i media nazionali. 21 furbetti del cartellino, molto reali e poco presunti a giudicare dalle immagini. Ancora una volta la città finisce nel mirino del procuratore della Repubblica,Rosario Cantelmo. Perché come già accaduto in passato vengono denunciate connivenze, omertà. Si denuncia un sistema. Ci sono andati giù pesante gli inquirenti in conferenza stampa nella mattinata. Documenti e risultanze alla mano hanno poi parlato di criminalità, di un sistema quasi camorristico. Di omertà. White collar crimes, certo.Il malaffare dei colletti bianchi. Oggi nulla è più odioso dell’assenteismo. Nessuno è più inviso alla gente di un lavoratore regolare con tanto di contratto blindato, che viene indagato nel mondo dorato e garantito della Pubblica amministrazione. L’indignazione popolare che ha scatenato il blitz della Polizia è condivisibile.“Però un magistrato deve agire solo con le carte e non con i giudizi verbali”. E questa è una visione diversa, emersa qua e là su bacheche e commenti, che prende spunto da altra indagine della stessa Procura avallata solo in parte dai giudici. Ma se le conferenze stampa esistono – siano queste di un procuratore, di un politico o di un commissario Asl – qualche valore l’avranno pure. E allora le parole dei magistrati della Procura avellinese stanno a significare una cosa molto semplice. Che in sostanza i 21 furbetti del cartellino non hanno agito da soli. Saranno anche “mele marce”, definizione di Ferrante (in alto a sinistra). Ma qualcuno doveva pur controllarle. Qualche stakanovista di via degli Imbimbo, magari l’impiegato che doveva lavorare di più per colpa degli altri, doveva o meno segnalare le assenze fino allo sfinimento? D’accordo che spesso si tace per non vivere un successivo inferno sul posto di lavoro, ma sarebbero in molti, lì fuori, a volere quell’inferno per prendersi almeno un pezzo di purgatorio.Non stiamo parlando di responsabilità penali e reati, qui parliamo di responsabilità e basta. Morali, se vogliamo. “Sicuramente io penso che inquirenti continueranno nell’attività di controllo ulteriore e porteranno a termine l’indagine. Io andrò fino in fondo, se si deve licenziare lo farò. Questo serve perché le persone siano garantite“, ha ribadito il dirigente nel pomeriggio. “Devono sapere che non la passano liscia. Altrimenti chi lavora vede un esempio negativo. Io faccio tutto alla luce del sole, condivido con i dirigenti tutto. Io non sono omertoso. Quando gli inquirenti sono venuti qui mi sono messo a disposizione. Siamo stati disponibili a far installare le telecamere. Più di questo che dobbiamo fare? Qui non c’è connivenza“, ha continuato Ferrante. Certo. Ma chi lavora, chi dirige un settore, un ufficio, non sarebbe chiamato a vigilare costantemente l’odioso fenomeno dell’assenteismo senza l’intervento dellaSquadra Mobile? Qualcuno tra Ferrante e i presunti furbetti, un livello intermedio, avrebbe dovuto o no contenere chi ha mostrato il dito medio al badge? Ecco perché, qualora l’attività degli investigatori dovesse trovare conferme granitiche, se non si potrà parlare di“sistema camorristico“sarà davvero molto difficile non parlare di“sistema”. Fragile, se vogliamo.