Galassia De Luca vs Caldoro in dieci punti
Il “miracolo” probabilmente Vincenzo De Luca lo ha già fatto, riportando i De Mita nel centrosinistra e facendo sedere nella stessa fila di sedie Luigi Famiglietti e l’ex vicepresidente della Giunta regionale. Da alleati. Sala gremita, ma non affollata all’Hotel De La Ville per il candidato governatore alla sua apertura ufficiale di campagna elettorale in Irpinia. La gente forse ancora non avverte il clima Regionali. Forse ha preferito restare fuori, forse non ha ancora digerito qui in Irpinia – più che altrove – l’accordo con chi cinque anni fa consegnò la vittoria a Caldoro. Ma sulla via di Damasco De Mita è stato illuminato ed è ritornato a casa. E allora si deve per forza voltare pagina, anche se costa fatica e l’applauso della sala variegata e composita, fatta di renziani della prima seconda e terza ora ma pure di ex Ds ed ex democristiani, di verdi ed ex berlusconiani, di cuperliani, civatiani o semplicemente deluchiani, non scatta quando il candidato governatore riserva all’Udc un passaggio sentito del suo discorso. Discorso sintetizzabile in dieci punti, dieci punti per mandare a casa Caldoro o meglio per i quali Caldoro dovrebbe andare a casa secondo il centrosinistra. 1)Lavoro. Primo obiettivo di De Luca da presidente, 20mila posti di lavoro da tirare fuori puntando sull’apertura di case famiglia e residenze assistite, sulla pubblicazione delle graduatorie per il concorsi per farmacisti; sfruttando l’economia termale, il turismo e la rigenerazione urbana, i suoli demaniali e le Asi. 2)Sanità. Tutto da rifare secondo il PD perché il dato dell’ultimo posto in Italia nei Livelli essenziali di assistenza dice tutto. 3)Fondi Ue. Da impiegare sui grandi progetti e non solo, ma evitando la deleteria pratica caldoriana dell’accelerazione della spesa. 4)Trasporti. Un cambio verso rispetto ai cinque anni di Sergio Vetrella e di suoi tagli, per elettrificare la ferrovia AV-SA e potenziare la funicolare di Montevergine. 5)Agricoltura. Mai più una Regione Campania che si prende il lusso di non avere un assessore all’Agricoltura mentre, ad esempio, i castagneti irpini vengono azzerati dal cinipide. 6)Istruzione. Da sostenere convintamente con borse di studio, trasporti agevolati per studenti e insegnanti e prestito d’onore. 7)Ambiente. Bonifiche, ma pure forestali con la priorità della legge sulla forestazione. 8)Personale regionale.Via i 400 consulenti nominati da Caldoro e costati 15 milioni di euro ai cittadini campani. E gente competente in posti chiave. No a clienti e clientelismi. 9)Più poteri ai sindaci. Il punto del programma che ha consentito l’accordo con l’Udc. Decentramento quindi, non solo sui servizi associati perché la Regione deve essere ente di programmazione, non di gestione. 10)Irpinia. Provincia cui Caldoro deve chiedere scusa, anche se “potremmo ritrovarcelo davanti all’ospedale di Bisaccia che protesta contro la chiusura, da lui operata”. Una delle battute finali del candidato a governatore Vincenzo De Luca. E qui l’applauso scatta, caloroso.