Ho ordinato 12mila euro di stufa a pellet, meno male che avevo la garanzia | Non scalda una mazza: è tutta una truffa

Stufa a pellet

Stufa a pellet (Canva) IrpiniaPost.it

Tutti la comprano per risparmiare, ma pochi conoscono i suoi veri limiti. Quali sono gli svantaggi della stufa a pellet.

Spendere 12mila euro per una stufa a pellet e ritrovarsi con la casa gelida non è lo scenario che ci si aspetta. Eppure, è una realtà più comune di quanto si pensi.

Sempre più italiani, spinti dal desiderio di risparmiare e dalla voglia di un calore “green”, investono in sistemi a pellet che promettono comfort e sostenibilità.

Ma quanto c’è di vero dietro queste promesse? Le stufe a pellet sono davvero la soluzione perfetta contro il caro bollette o nascondono insidie poco conosciute?

Facciamo chiarezza sugli svantaggi dovuti all’utilizzo di questo metodo di riscaldamento.

Quando un prodotto promette più di quanto mantenga

C’è chi ha speso migliaia di euro per una stufa a pellet convinto di aver trovato la soluzione ideale al caro energia. Promesse di efficienza, bassi consumi e comfort termico spingono sempre più famiglie italiane verso questa tecnologia. Ma cosa succede quando, accesa la prima volta, la tanto attesa stufa “non scalda una mazza”?

Negli ultimi anni, la corsa al riscaldamento ecologico ha trasformato il pellet in un vero simbolo di risparmio. Tuttavia, dietro i toni entusiasti delle pubblicità e le agevolazioni fiscali si nasconde una realtà più complessa. Il mercato delle stufe a pellet, infatti, è popolato da modelli di qualità variabile e da installazioni spesso improvvisate che mettono a rischio non solo il comfort, ma anche la sicurezza domestica.

Stufa a pellet
Stufa a Pellet (Foto di Barbara Guarini) IrpiniaPost.it

Tutta la verità sulle stufe a pellet: le cose che non ti dicono

Le stufe a pellet rappresentano un’ottima alternativa ai sistemi tradizionali solo se scelte e installate con consapevolezza. Tra i principali svantaggi spicca la tendenza a seccare l’aria: il sistema di ventilazione forzata, che riscalda e rimette in circolo l’aria, riduce l’umidità naturale delle stanze. Questo può causare secchezza delle vie respiratorie e fastidi oculari, ma è risolvibile con l’aggiunta di una vaschetta d’acqua o di un umidificatore. C’è poi la dipendenza dall’elettricità: una stufa a pellet non funziona durante un blackout. Per evitarlo, serve un gruppo di continuità, lo stesso usato per proteggere i computer. Anche la pulizia è un punto critico: occorre un aspiracenere ogni due o tre giorni e un controllo tecnico annuale. La manutenzione non è facoltativa, pena guasti e scarsa resa.

Il pellet stesso deve essere di alta qualità: quello scadente produce più fumo, sporca la canna fumaria e riduce il calore. Inoltre, la rumorosità può essere un problema, dovuta al motore di caricamento o alle ventole di aspirazione. Infine, il costo iniziale è più elevato rispetto alle stufe a legna o a gas, ma nel tempo si ammortizza grazie ai minori consumi e alle detrazioni fiscali. Sul fronte ambientale, alcune ricerche hanno accusato le stufe a pellet di contribuire all’inquinamento da polveri sottili, ma l’AIEL ha introdotto la certificazione “Aria Pulita” per distinguere i modelli più efficienti e meno inquinanti.