I paesi e lo Sponz/4. Zì Rocco e Andretta, colonia greca
Taglia l’arrosto di maiale dando ordini in inglese al figlio Gianmaria, che dice ai clienti “io? Non lo capisco neppure quando parla italiano”. Lui, Rocco Miele, per tutti in Irpinia d’Oriente Zì Rocco il greco, l’inglese lo parla per davvero, così come la lingua che fu di Aristotele, il tedesco, il francese e l’andrettese. Quaranta anni in giro per il Mediterraneo e l’Europa, poi la scelta di ritornare ad Andretta dove il suo locale negli anni si è fatto un nome, è cresciuto, ha trovato una sua precisa identità e ha fatto di lui un personaggio, uno dei quelli che se capiti da queste parti non puoi non conoscere; tra una porchetta e l’altra avrà di sicuro qualcosa di interessante da dire, mai banale. Non a caso nei prossimi giorni sarà uno dei protagonisti delloSponz Fest, la manifestazione ideata e diretta da Vinicio Capossela che ad Andretta passerà nelle sue prime due giornate, il 24 e il 25 agosto.“Oggi pomeriggio (ieri per chi legge, ndr) Vinicio è stato qui e abbiamo definito alcune cose – spiega. – Lui è uno che si è ricordato della sua terra, ha avuto successo e sta ripagando l’Irpinia in questo modo. Non è un guru, un visionario: è uno che dà degli input, poi si spera che gli altri sappiamo coglierli”. Rocco Miele con Donato Maffucci Patronetta (mulattiere e capo carovana dei muli) Internet, le grandi infrastrutture e vie di comunicazione: il mondo viaggia a velocità supersoniche; lo Sponz Fest invece propone passeggiate sulle vie dei muli, attraverso i sentieri dei miti. Volontà di stupire, o ha ancora senso parlare di asini e tratturi nel 2015? “Ha senso nella misura in cui, come dice Vinicio, è un modo per risvegliare li siensi”. Un tiro dalla sigaretta, l’espressione seria e concentrata. “Risvegliare i ricordi, riscoprire il passato forse aiuta a fare il punto su dove siamo e dove stiamo andando, sul senso di ciò che stiamo facendo. Il know how contadino è un patrimonio inestimabile, consentiva di vivere con autonomia per tutto l’anno,accedienno lo puorcoe campavano fino all’inverno dopo. Ora se saltasse la corrente per cinque giorni, succederebbe il finimondo.Camminare coi muli, riscoprire professioni antiche, passare attraverso i campi e non percorrere le strade principali, significa ritrovare il contatto con la terra. E io spero che in tanti vorranno fermarsi a capire, a riflettere, ad ascoltare. Spero che nella festa si possa anche ritrovare il senso di comunità, la pace sociale, cosa che è andata perduta”. Il centro storico, la fontana di San Martino, il Formicoso e la Matinella. Andretta sarà toccata dalla carovana dello Sponz Fest in più punti. “Alla Fontana di San Martino ci si fermerà in uno spazio che proprio io ho fatto ripulire, sotto i castagni, in una raduna nel bosco. Qui a Matinella invece si farà quello che in Francia lo Stato fa già da 30 anni. Lì hanno le scuole del gusto: i bambini vengono portati nei ristoranti, incontrano gli chef, assaggiano. Vengono abituati ed educati allo slow food, impastocchiare con le proprie mani è importante. Qui si ci affida ancora a privati, invece dovrebbe essere un’iniziativa statale”.Sul Formicoso è stata ricreata un’aia con tanto di pagliaio, covone e bandiera greca. Qui sarà riproposta la mietitura come si faceva una volta e Rocco Miele sarà protagonista.Relazionerà sulla case history della battaglia contro la discarica – vinta – di cui fu uno dei promotori. “Ci vollero un paio di mesi prima che la gente capisse e si mettesse in moto quel fronte popolare che fermò i progetti della Regione Campania. Toccammo le corde giuste”. Qualcosa che non si è più ripetuto da allora, non è stato così per la chiusura dell’ospedale di Bisaccia, al momento non è così per il NO alle trivellazioni. “Con gli ospedali – continua – forse non è accaduto perché non sempre si hanno esperienze positive ed entra in gioco la disaffezione. In altri casi come quello delle pale eoliche, invece, sono stati gli interessi personali e limitati a prevalere sulla bellezza dei luoghi. Il punto è che non siamo educati alla bellezza, non siamo capaci di darle valore”. Lo Sponz Fest prova a farcela scoprire. Giunto alla terza edizione però il finanziamento regionale è diminuito, il ritorno sul territorio della settimana caposseliana si è visto poco. “Se uno valuta lo Sponz in termini di guadagni non ha capito niente. Non è quello l’approccio con cui bisogna vivere queste giornate perché altrimenti per sette giorni incassi e poi tutto ritorna come prima. Il ritorno lo si deve calcolare sul lungo periodo. Io innanzitutto sono contrario a sponsor privati perché finisci per ingabbiarti. Poi sono convinto che di turismo ed eventi in Irpinia si possa vivere. Ci vuole un po’ più di cura nella presentazione dei cibi e tanta educazione all’accoglienza. Il nostro problema non è la mancanza di strutture ricettive, il nostro è un gap mentale, culturale perché non conosciamo qui viene a visitarci e di conseguenza non siamo capaci di riceverlo e farlo sentire a casa in casa nostra” – precisa. “I nostri paesi non sono inventati dal nulla, hanno storie anche millenarie. Noi dobbiamo imparare a vendere quel vissuto e dovremmo capire che il turista da attrarre è diverso, non vuole la mega discoteca, parla una lingua diversa”.