La chiusura di De Mita tra ‘lo statista di Ariano’ ed il ‘parlamentare stupido del Pd’
“In questa campagna elettorale sono stato il bersaglio di tutti. Questa cosa la leggo più come un complesso. Tutti mi davano un consiglio, tutti volevano che facessi quello che volevano loro. Io vedevo quello che facevano loro ed avevo una pena infinita perchè, penso, che fare le cose che non hanno senso è l’inizio del rincoglionimento collettivo”. A parlare è Ciriaco De Mita che, questo pomeriggio, ha chiuso la campagna elettorale dell’Udc per le prossime elezioni regionali. Accanto a lui, Alberto Bilotta nel ruolo di moderatore e i candidati Maria Rosaria Lepre, Raffaele Lanni, Carmela Roberto e Maurizio Petracca. “Alcuni amici – ha continuato il leader di Nusco, rivolgendosi probabilmente all’ex compagno di partito Pietro Foglia – non hanno capito la mia scelta. Sono gli stessi che non capivano quello che gli ho suggerito nel tempo. Un poeta spagnolo, Antonio Machado, fece scrivere sulla sua tomba: “Quando morirò seppellitemi con la mia chitarra”. Io dico “Quando morirò ricordatevi che sono stato democratico cristiano” perchè non si tratta nè di una cultura finita o senza futuro”. Il più classico discorso demitiano, lunghissimo ed articolato, ha toccato i temi della politica locale e nazionale ponendo l’attenzione, come ovvio, sull’idea che, l’ex presidente, ha delle Regioni: “Le Regioni – ha detto – non sono più un organo di indirizzo, ma di gestione amministrativa. Hanno ingigantito la loro struttura burocratica ed hanno sottratto funzioni agli enti locali.Caldoro dimostra di non aver capito che per gestire la Regione bisognava modificarne l’orientamento. Ma lui è sempre stato più attento agli intrighi che al grande disegno”. A tal proposito De Mita è tornato anche sul presunto accordo lampo stretto con De Luca: “Non abbiamo deciso all’ultimo momento – ha chiarito – ma due giorni prima della presentazione delle liste. Caldoro si è dimostrato incapace a decidere, come è stato in tutta la sua gestione, e noi, come dice lo statista di Ariano, siamo arrivati all’accordo breve. I patti lunghi, che sono transazioni di interesse, hanno bisogno di più tempo perchè necessitano della trascrizione dei particolari,i veri patti tra le popolazioni – ha detto rivolgendosi alla platea -, quelli che si facevano una volta, erano sanciti da una stretta di mano e si facevano in un secondo perchè non avevano bisogno di clausole o condizionamenti”. Ben presto è arrivata anche un’altra stoccata ad Ortensio Zecchino indicato come “Lo statista di Ariano che mette il figlio in un partito senza futuro con Caldoro e chiede a me di non raccontare del grande partito popolare”. Ma Zecchino non è certamente l’unico bersaglio delle frecciate demitiane:”Il Pd con due parlamentari, quello più stupido eletto in provincia di Avellino, ritiene che la mia presenza in questa tornata elettorale sia un fatto negativo. A tal proposito credo che finchè uno pensa è un fatto positivo, se non pensa è immondo anche se è giovane. Poi, un altro uomo di prestigio del Pd della Campania ha detto che De Mita dovrebbe fare autocritica. La cosa pubblica è diventata spazio di potere, questo non è trasformismo: è stupidità politica”. Quello che denuncia il presidente dell’Udc è, dunque, una sorta di vuoto dei contenuti della campagna elettorale che sta per chiudersi: “Non ho sentito parlare di idee. Troppo spesso sono stati elencati i problemi e poche volte i modi per risolverli. C’è la questione dei forestali, ad esempio. Non basta dire che questi operai devono lavorare per 51 giorni sul registro, serve dire che il territorio, per la sua natura e per i suoi problemi, abbia bisogno di questa professionalità”. La politica- ha ricordato – è fondata sulla speranza non sulle cose fatte, è l’indicazione delle cose possibili. Io vorrei recuperare la storia così magari Caldoro capirà.Lui è abituato a servire, prima craxi poi Berlusconi, gli pare strano che qualcuno voglia discutere e capire”.