L’azienda più amata dei bambini del 2000 è sull’orlo della bancarotta | La crisi ha mangiato tutto
Bambini che giocano @pexels, irpiniapost.it
Funko, la società che ha trasformato i personaggi pop in icone da collezione, vive il momento più difficile della sua storia: vendite in calo, magazzini pieni e un futuro sempre più incerto.
Un nome che per anni ha rappresentato la leggerezza del collezionismo e la nostalgia dell’infanzia rischia oggi di sparire dal mercato. La Funko Inc., produttrice dei celebri Funko Pop!, è alle prese con una crisi aziendale che ne minaccia la sopravvivenza. Nata nei primi anni 2000 e divenuta simbolo di un modo nuovo di vivere la cultura pop, l’azienda statunitense si trova oggi a fare i conti con una serie di errori gestionali e con un mercato saturo che non perdona.
Secondo quanto riportato dagli analisti del settore, i conti dell’ultimo anno hanno segnato un crollo significativo: magazzini pieni di invenduto, licenze troppo costose e un modello di business che non si è adattato ai nuovi trend del collezionismo digitale. Il marchio, amatissimo da fan e collezionisti di tutto il mondo, sembra aver perso la sua forza di attrazione, complice anche l’aumento dei costi di produzione e il calo della domanda post-pandemia.
Dall’ascesa fulminea al tracollo inaspettato
La parabola della Funko ricorda quella di molte aziende che hanno brillato grazie alla cultura pop. Negli anni 2010 i Funko Pop! erano ovunque: nelle camerette, nei negozi di fumetti, nei centri commerciali e nelle fiere del gioco. Ogni nuova uscita diventava un evento, con file davanti ai punti vendita e collezionisti disposti a pagare cifre da capogiro per i pezzi rari. Ma la magia si è incrinata quando la produzione ha superato la domanda, trasformando il collezionismo in una corsa all’accumulo più che al valore.
La concorrenza crescente, unita alla difficoltà di innovare il design dei prodotti, ha eroso i margini di profitto. Gli esperti parlano di un eccesso di licenze e di una gestione industriale troppo dispersiva, con linee dedicate a centinaia di brand diversi ma senza una strategia unitaria. Il risultato è un bilancio in rosso e una credibilità che vacilla, anche tra i fan più affezionati. Gli stessi dirigenti hanno ammesso che lo smaltimento delle scorte sta diventando insostenibile e che parte della produzione potrebbe essere dismessa.

Cosa resta del mito e quale futuro per la cultura pop
Nonostante le difficoltà, il marchio Funko conserva ancora un enorme capitale simbolico. Migliaia di collezionisti in tutto il mondo continuano a scambiarsi i pezzi più rari e a considerare i Pop! come un pezzo di storia della cultura geek. Tuttavia, la crisi ha aperto una riflessione più ampia sul valore effettivo del collezionismo fisico in un’epoca in cui il digitale domina l’intrattenimento. NFT, figure virtuali e merchandising personalizzato stanno prendendo il posto delle classiche miniature da scaffale.
Il futuro di Funko dipenderà dalla capacità di reinventarsi, magari riducendo le produzioni di massa e tornando a un modello più artigianale e sostenibile. Ma la sfida è enorme: tra debiti, licenze costose e fiducia da riconquistare, la “fabbrica dei sogni” dei bambini del 2000 rischia di spegnersi. Se non arriverà presto un piano di rilancio concreto, l’azienda che ha reso iconiche le miniature dei supereroi e dei personaggi TV potrebbe diventare essa stessa un oggetto da collezione, simbolo di un’epoca finita.
