Morelli: ‘Irpinia, no alla contemplazione. Servono spazi di incontro’

“Saremo a Sant’Andrea di Conza per il Festival di Paesaggio, dal 6 all’8 settembre, con la volontà di costruire qualcosa di duraturo. Per i luoghi e con i luoghi, pensando a una scuola, a qualcosa di tangibile“. Il professorUgo Morelli, originario di Grottaminarda, ha ideato e diretto la Scuola per il governo del territorio e del paesaggio della Provincia Autonoma di Trento. Attualmente, tra le altre cose, è direttore del Master World Natural Heritage Management, pensato per formare alla conoscenza e alla gestione dei Beni naturali iscritti nella lista del patrimonio mondiale Unesco. Ma non ha mai smesso di lavorare per l’Irpinia. E’ direttore scientifico delFestival di Paesaggio 2019, curato da Mario Pagliaro con la direzione artistica di Salvatore Mazza. Professor Morelli, è innegabile che d’estate si scoprano più paesaggi, più angoli. In Irpinia come altrove. Qual è l’impressione sulle nostre aree interne a estate quasi terminata? Beh non è affatto improprio parlare insieme di questi temi e dell’estate. L’estate è il tempo della riflessione e del riconoscimento. Del ringraziamento in chiave religiosa e pure del ringraziamento inteso in senso pagano. Ma non è sempre, o non dovrebbe esserlo almeno, solo il tempo della contemplazione. I luoghi sono quello che ne facciamo, si qualificano o meno in funzione della capacità progettuale di chi ci vive. Immagino quindi non abbia visto qualcosa di rilevante o sbaglio? Ma no guardi, senza voler necessariamente demolire… Ciò che vedo è un’eccessiva concessione alla tradizione, un uso smodato dei simboli, che quando sono eccessivamente utilizzati si consumano e perdono di incisività. Nel paesaggio vedo una fittissima rete di sagre che hanno un forte richiamo alla tradizione migratoria, purtroppo storica e attuale. I paesaggi si riempiono di ritualità consunte, poi spicca qualcosa che pretende di essere significativa, ma se per esempio penso all’aura di cui si circonda lo Sponz non mi ritrovo e non assegno qualcosa di significativo all’evento. Inoltre, e qui parlo anche in generale, penso che dimensioni centrate sulla contemplazione della decadenza non ci portino da nessuna parte. Però il problema non è l’estate da queste parti, dove i festival o le sagre lasciano pur sempre qualcosa. O no? Vero,ma la cultura è azione. Non chiacchiere. Se la cultura, i tentativi di fare turismo, non si combinano con scelte e azioni nel tempo, non otteniamo niente di buono. Bisogna andare oltre lo spettacolo. Noi speriamo di offrire questi input ai circa 50 amministratori che verranno ai nostri incontri. Ma voglio farle un esempio. Prego professore. Il 13 settembre, a Grottaminarda, presentiamo un lavoro di ricerca tra il mio Master e la Federico II di Napoli. Abbiamo collegato idealmente il centro storico, al momento abbastanza poco accogliente e attrattivo, alla futura stazione Hirpinia dell’Alta capacità. E abbiamo immaginato centri per diverse iniziative culturali, spazi per creativi, laboratori di fotografia, luoghi per designer e molto altro ancora. Abbiamo immaginato un attivatore di economia e cultura. Così in futuro, se tutto dovesse andare per il verso giusto, il treno passerà sempre, per fare una battuta. Quindi lo spazio fisico come presupposto per costruire relazioni e azioni… La cultura è logistica, conoscenza applicata. Non solo tempo libero e spettacolo, altrimenti diventa modernizzazione senza sviluppo. Diventa consumo e non lavoro. La cultura è davanti a noi, va costruita, come i fecero i lanaioli di Firenze pensando ad un centro di civiltà. Oggi vedo un’Irpinia che oggettivamente non è stata capace di agganciarsi a Matera. Paesaggisti, architetti, studiosi, quanto incidono oggi? Molto poco, devo essere sincero. L’unico ambito sono le costruzioni, perché fanno gola. Ma non è questione di cattiva volontà dei politici, ci sono le sabbie mobili della burocrazia. E torno a Grottaminarda per i prossimi anni. Preferisco tenere sospese le aspettative per i prossimi anni. E per il Festival di Paesaggio? E’ un appuntamento aperto ma pur sempre per addetti ai lavori. Cosa potrebbe uscire fuori? Un’aspettativa riguarda il contributo degli amministratori, in particolare dei giovani che hanno quella sensibilità per superare l’immagine della cartolina. E’ con loro che va trovato un nuovo modo di intendere gli spazi. L’altra aspettativa è la difesa dell’ambiente, far crescere una consapevolezza dunque. Il sogno è quelli di veder nascere in provincia di Avellino un centro di ricerca, una scuola permanente sul paesaggio. Molti si sono mostrati interessati, a partire dal sindaco di Avellino. Vediamo. comments