Noi togliamo il mostro dalla prima pagina

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Oggi casuale lettura del Buongiorno di Massimo Gramellini. Non ricevevo il suo buongiorno da un paio di anni. Per scelta. Gramellini è semplice e diretto, elegante. Anche in grado di aggiustarti una mattinata, con una pennellata di sobrietà o dolce realismo. E’ bravissimo ma in generale non lo sopporto. E’ solo una questione di gusti. Sulla sua rubrica si parla dello stupro di Roma e della reazione di parte del web, che di fatto ha sentenziato: “Lo stupratore presunto non è uno straniero brutto e cattivo ma un militare italico? Quindi la ragazza, che aveva la gonna corta, provocava. E poi che ci faceva in giro a quell’ora?”. L’opinione di Gramellini, come di altri, è assolutamente condivisibile. Infatti lo scrittore-giornalista punta il dito contro le “minoranze rumorose”. Caratterizzate da maschilismo o razzismo. O da maschilismo e razzismo. Rabbia e scarsa informazione come minimo comune denominatore. Quelle minoranze (lo sono?) che per capirci fanno piovere commenti indignati e sgrammaticati sugli articoli sul web, che una volta parlavano davanti al bar mentre ora possono arrivare ben più lontano. E alla fine Gramellini dice che bisogna combatterli con le parole, parlandone e scrivendone fino alla noia. Ancora una volta si rischia di tracciare un confine troppo netto tra i “trogloditi da tastiera” (li chiama così) e il mondo dei buoni e ragionevoli. Magari delle stesse buone e ragionevoli penne che sbattevano e sbattono il rumeno in prima pagina, il bulgaro in un titolo, il pakistano in evidenza. Che soprattutto li sbattono in prima pagina senza motivo. Non sto parlando di Gramellini ovviamente, la rubrica della penna de “La Stampa” è solo un pretesto. Sto parlando di prassi consolidate negli anni che probabilmente hanno generato e generano i ferocissimi picchiatori digitali di “al rom al rom!”, come i presunti trogloditi di Gramellini o quelli evocati da Umberto Eco. A volte chi ha scritto prima dell’avvento dei social network e dell’informazione online (un avvento, sì) o chi continua a farlo da un piedistallo più o meno alto e dorato, dimentica di avere buona parte delle responsabilità. E nelle prassi quotidiane si continua ad alimentare il trogloditismo, se di trogloditismo si tratta. Questo è il tema. Anche in Campania. E sì, anche in Irpinia. Nelle province di tutta Italia, molto probabilmente. Si continua a colorare il titolo di un articolo giornalistico evidenziando la provenienza di un ladro, di un rapinatore, di un truffatore. Di un disperato, un criminale, un povero diavolo, di un ubriacone o un tossico. A volte si insiste sulla nazionalità quando proprio non ce n’è bisogno. Si insiste senza alcun motivo, senza finalità di informazione. Succede proprio nella cronaca spicciola di tutti i giorni, quella che ti colpisce anche se non te ne accorgi. Quella secondo la quale esiste ancora la Jugoslavia o l’Urss, la Cecoslovacchia. Eh sì, storia vera. A volte però le riflessioni mi annoiano e preferisco passare ai fatti. Facciamo così, questa testata non indicherà nei titoli origini o provenienze geografiche di presunti o reali “malviventi, malfattori, furfanti, delinquenti”. Di ladri e assassini, stupratori o spacciatori. Di Ulan Bator o di Quaglietta, di Bogotà o Monteverde, per noi sarà esattamente lo stesso. Iniziamo a lavorare così, nel nostro piccolissimo mondo. E’ un’operazione banale o poco impegnativa, dovrebbe essere la normalità. Purtroppo non sarà mai una una regola generale e rigida, le sfumature dell’informazione sono molteplici. Però è questione di buonsenso.Il proliferare dell’informazione farlocca e distorta non può essere combattuta se gli informatori ufficiali continuano a non essere esenti da colpe. E allora, caro malfattore, nei nostri titoli sarai un uomo o una donna, un ragazzo o un anziano.La provenienza geografica verrà tenuta in considerazione e magari anche evidenziata quando si parlerà di traffici internazionali, trafficking in particolare. Dinamiche di gruppo, di gruppi organizzati. Quando l’origine degli autori di un delitto, in altre parole, può essere importante per descrivere un contesto. E basta. E’ tutto.