Passione Emergenza, le pagine social made in Irpinia dei soccorritori italiani
Facebook, Telegram ma, soprattutto, Instagram. Con i suoi 6.000 follower, la paginaPassione Emergenzaè una delle più seguite sul tema del pronto intervento, punta di diamante di un piccolo network dedicato a tutti gli appartenenti di questo variegato ed importante mondo. A gestirlo è un gruppo di giovani soccorritori volontari in gran parte campani e irpini, studenti d’età compresa tra i 18 e i 22 anni, e provenienti da diverse realtà associative, come Croce Rossa, Misericordia e Anpas. Nei loro post c’è spazio per tutti: dalle professioni sanitarie alle Forze dell’Ordine, dai volontari delle associazioni di soccorso ai professionisti delle strumentazioni. Trattano notizie d’attualità, aggiornamenti legislativi, informazioni utili sulla formazione e recensioni di prodotti. Non manca nemmeno un pizzico d’ironia, conmemetematicioriginali. Il nucleo operativo è formato da quattro persone. Davide è il meme creator, Albert il copywriter, Bianca Maria si occupa della programmazione quotidiana eKevin Siconolfi, il fondatore e referente, diFrigento,gestisce le collaborazioni e le partnership. «Ho creato la pagina il 7 agosto 2018, all’indomani dell’esplosione del Tir sulla A14 a Bologna– ci racconta – Ho sentito il desiderio di iniziare a raccontare questo mondo, quello dei soccorritori volontari, della passione che ci accomuna, dell’adrenalina che ci dà la forza di affrontare le situazioni difficili e della gratificazione che proviamo nell’essere d’aiuto». Kevin è entrato in questo settore giovanissimo, attraverso la Pubblica Assistenza del comune irpino: «Avevo 14 anni, tanto che per farmi operare sul campo è servita la liberatoria dei miei genitori. Ma già a 4 anni provavo questo desiderio grande di aiutare gli altri. Il mio sogno è diventare medico specializzato in elisoccorso». Anche gli altri ragazzi che si sono uniti al progetto, per amicizia “sul campo” o tramite call lanciate in rete, vogliono tutti un futuro nelle professioni sanitarie oppure, per chi ha già scelto un percorso differente, continuare sempre a prestare servizio come volontari: «C’è chi non capisce, e ci dice che tanto sforzo senza uno stipendio è inutile. Noi invece ci sentiamo ricchi, soddisfatti dei grazie che ci vengono rivolti.Ce l’abbiamo nel sangue, ci viene dall’anima, è indescrivibile». Una vera vocazione, insomma, che si è trasformata nella voglia di informarsi ed informare sempre di più su questo mondo. Passione Emergenza pian piano ha allargato il suo raggio d’azione, diventando un riferimento nazionale: «Riceviamo tanti apprezzamenti da tutta Italia e ormai siamo una vera community. D’altronde, l’intento principale era proprio quello di consolidare il legame e sentirci un vero gruppo. Abbiamo anche creato una nostra felpa! Diamo spazio a 360° a questo ambito. Siamo stati contattati da uno scrittore, ad esempio, che si è occupato di libri sull’argomento, oppure da aziende che ci inviano dei prodotti da testare e recensire». Con la pandemia, Passione Emergenza si è trovata per la prima volta ad interloquire molto non solo con gli esperti di settore, ma anche con il pubblico generalista e il suo rinnovato interesse verso i soccorritori, soprattutto di ambito sanitario: «Continuiamo a tenere alta l’attenzione verso le regole e la responsabilità personale, e ci è molto dispiaciuto ricevere critiche – destinate ovviamente alla categoria – o commenti che indirizzavano sospetti sia alla bontà delle nostre azioni che alla veridicità della questione.Porteremmo volentieri con noi sulle ambulanze, nei reparti, tutti quelli che al coronavirus non credono, o che addirittura hanno accusato i soccorritori di girare con le sirene accese solo per diffondere panico. Ma poiché non si può fare, ci limitiamo ad invitare al rispetto, soprattutto di chi rischia più di tutti perché è in prima linea. Imbacuccate sotto quelle tute che le fanno sembrare dei robot, ci sono persone, famiglie, storie». Obiettivi futuri della pagina? Essere un riferimento sempre più grande per la formazione, magari organizzare – con partner importanti – delle campagne di sensibilizzazione e, perché no, inventare nuovi gadget personalizzati per fare sempre più da collante nella comunità dei volontari: «Siamo tutti una grande famiglia. Questo è il nostro destino. Indossare la nostra divisa è un’emozione fortissima ed è bello condividerla con chi ne comprende l’onore e il senso».