Riavvolgendo la pellicola di questi quattro anni e mezzo di vita del Progetto pilota, ad urne definitivamente chiuse in tutta la provincia, l’Alta Irpinia si presenta come il tabellone di un Risiko composto da 25 paesi con altrettanti sindaci-bandierine. La capacità avuta dal presidente Ciriaco De Mita di conservare o conquistare alleati (e quella dei suoi avversari di sottrarglieli) è la migliore cartina di tornasole per comprendere quanto ancora l’ex leader della Democrazia Cristiana abbia potere in questo pezzo di territorio. Potere di condizionare scelte, di orientare decisioni, di guidare processi. Parliamo di un potere esercitato sugli amministratori, più che sui cittadini, i quali hanno già dimostrato nelle urne del 4 marzo 2018 di voler andare oltre la lunga parentesi politica demitiana. Ma all’interno del Progetto pilota, finora, hanno avuto voce in capitolo soltanto gli amministratori: ce l’hanno avuta quando hanno scelto per acclamazione De Mita come presidente della Città dell’Alta Irpinia; continueranno ad averne, con il loro consenso o con la loro avversione, finché lui resterà a capo della sperimentazione per effetto del rinnovato impegno da sindaco di Nusco e per effetto di un equilibrio interno che non ha mai messo seriamente in discussione la sua leadership.
Dissidenti. Guardando il nostro Risiko immaginario, dove la partita si gioca a colpi di progetti e risorse, ci sono le truppe del primo cittadino di Nusco e quelle dei sindaci “dissidenti”, di quelli che ora per una ragione, ora per un’altra hanno provato a contrastare, a rallentare o correggere l’azione del presidente della Città dell’Alta Irpinia. Guerra dei Gal, scarsa trasparenza, incarichi a rup e modalità per l’individuazione dei progetti da finanziare: queste alcune delle motivazioni. Eppure in questi anni De Mita ha visto cadere come birilli nelle cabine elettorali, uno dopo l’altro, più della metà dei protagonisti di quel blocco. Erano 7, ora sono 3. Ne facevano parte Sant’Angelo dei Lombardi, Calitri e Villamaina e continuano a farne parte, sebbene il paese delle terme sia silente da tempo e sebbene Sant’Angelo abbia avuto posizioni più dialoganti nelle scorse assemblee.
Lealisti. Ma ne facevano parte pure Rocca San Felice, Conza della Campania, Morra De Sanctis e Montella. I primi due avamposti del fronte dissidente sono crollati con le amministrative dello scorso anno: fuori dai giochi due oppositori, dentro due fasce tricolori che si stanno dimostrando solidali con il collega nuscano. E’ consegnata alla cronaca la presenza del vicesindaco conzano, ad esempio, a un incontro promosso dai demitiani sull’area pilota nei mesi scorsi e non sfugge che proprio Conza sia uno dei primi 5 paesi finanziati per il suo parco archeologico. Anche a Morra le recenti elezioni hanno estromesso dalla partita gli uscenti dissidenti e non a caso sabato scorso De Mita ha rimesso piede nel borgo di De Sanctis, marcando l’esistenza di relazioni più concilianti con i nuovi amministratori.
Incognite. Montella, dove il Municipio è passato recentemente dal centrodestra al centrosinistra, rappresenta invece un’incognita e c’è non poco interesse per come il neo sindaco Rino Buonopane si comporterà nell’assemblea dei 25. In ballo per la comunità montellese, con il suo vastissimo territorio montano, c’è la partita interessante dell’azienda forestale. Da che parte del tavolo sceglieranno di giocarla?
Cassano Irpino e nuovi dissidenti. Non tutto è roseo però per il presidente De Mita. Cassano Irpino, con Salvatore Vecchia folgorato dal nuovo corso salviniano della Lega, si trova oggi su posizioni molto distanti da quelle dell’ex presidente del Consiglio. Eppure l’avvocato cassanese era stato tra i suoi principali collaboratori in una prima fase. Sono andati raffreddandosi nel tempo anche i rapporti con Cairano e Torella dei Lombardi, ma pure con Lacedonia, Andretta o Monteverde. Non parliamo di rotture radicali e tantomeno di prese di posizione nette da parte di questi sindaci, ma agli osservatori del variegato mondo altirpino non sfuggono atteggiamenti sfuggenti di questi ultimi nei riguardi del leader nuscano. Così come non sfugge che all’interno dei Popolari, dopo le Politiche del 4 marzo 2018 e le vicende avellinesi per le Amministrative di pochi giorni fa, si sia aperta una riflessione sul futuro del gruppo politico e sulla leadership interna, ambita in Irpinia tra gli altri da Giuseppe De Mita e da Maurizio Petracca.
Fedeli alla linea. Tra i fedelissimi al sindaco di Nusco, nell’area pilota e non necessariamente sul piano politico, restano Bagnoli Irpino e Bisaccia, mentre è andata consolidandosi negli anni pure la posizione di Aquilonia e negli ultimi tempi di Castelfranci. Tutti Comuni che hanno ottenuto risorse o che, è il caso di Bagnoli per il Laceno, dovranno ottenerne a breve.
Low profile. Ci sono poi paesi e fasce tricolori non pervenuti nelle cronache di questo Risiko in cui più di uno tende a conservare profilo basso e posizione defilata su quasi tutti i temi. Pensiamo a Guardia Lombardi o Senerchia. E paesi e fasce tricolore senza bandiera definita nel progetto pilota come Sant’Andrea di Conza, Calabritto, Lioni o Caposele. Ma si aggiunge l’insofferenza che da qualche tempo mostra Teora, a lungo sponda demitiana nelle scelte del Progetto pilota.