Le Sardine d’Irpinia esprimono preoccupazione per i criteri scelti dal governo Draghi per la ripartizione dei fondi del piano Next Generation Eu da destinare al Mezzogiorno.
“Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) solo il 40% delle risorse è stanziato per gli investimenti al Sud, una cifra che non tiene conto dei criteri scelti dall’Unione Europea per la distribuzione delle risorse ai vari Stati membri. Proprio a causa del gap infrastrutturale presente e della problematica legata all’alto tasso di disoccupazione, collegato ad un basso reddito pro capite, avevano permesso all’Italia di portare a casa il 28% delle risorse complessive, risultando essere la nazione che beneficerà maggiormente del c.d. Recovery Fund”, scrivono i rappresentanti irpini del movimento.
Il comunicato. “Uno degli obiettivi principali dell’Europa è dotare le aree più depresse del continente delle infrastrutture necessarie per lo sviluppo e questi fondi servono per colmare queste carenze. Non c’è bisogno di un’analisi approfondita per ricordare di come al Sud manchino le infrastrutture minime che colleghino le aree interne ai capoluoghi di città, di come manchi una rete di medicina territoriale capillare e di come siano profonde le disparità sociali con il resto della nazione.
L’ammanco di circa 60 miliardi di euro è un grave smacco ad un intero territorio che guardava con fiducia al Piano come volano per la tanto attesa ripresa economica ma è anche la dimostrazione dello scarso peso politico che i rappresentanti del nostro territorio hanno in Parlamento. La crisi di governo, innescata da coloro che hanno preferito guardare con priorità al proprio tornaconto politico, ha fatto perdere tempo prezioso per quella che poteva essere una discussione collettiva sui criteri di investimento scelti. È molto grave che un documento così importante sia presentato al Parlamento solo nella giornata odierna, a 4 giorni dalla scadenza imposta dall’Europa, perché ciò costringe a subire passivamente scelte operate dall’alto. Scelte operate da chi continua a preferire un’Italia a due velocità”.