Trentanove anni dopo il terremoto, il 23 novembre è ancora il giorno del ricordo per l’Irpinia e la Basilicata. A Lioni arriva il professor Mauro Dolce, direttore del servizio sismica Protezione civile nazionale (leggi qui). Lo fa in treno lungo la Avellino-Rocchetta in un viaggio simbolico verso il cratere voluto dall’Ordine degli architetti. E con lui ci sono i vertici della Regione Campania. Per il vice governatore della Campania Fulvio Bonavitacola, “il 23 novembre è il giorno del ricordo di quella tragedia. Abbiamo fatto passi in avanti in questi decenni, determinati a lavorare su standard europei. Oggi Protezione civile significa tante cose, non solo terremoti, ma anche dover fare fronte ai cambiamenti climatici. L’Irpinia ha significato lezioni di Protezione civile. Sul piano dello sviluppo non tutto ha funzionato, per investimenti volatili non legati ai territori”.
Accanto a lui la presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio e il consigliere Maurizio Petracca. La prima sottolinea: “L’anno prossimo saranno 40 anni dal terremoto dell’Irpinia. C’era bel tempo esattamente come adesso e i ricordi si affollano nella mente. Oggi Borrelli non è con noi perché trattenuto altrove da un’emergenza. Il nostro Paese è sempre più vulnerabile dal punto di vista idrogeologico. Sicilia, Liguria, un’emergenza continua ma ora, rispetto al 1980, la Protezione civile c’è e ne andiamo orgogliosi nel mondo. Sullo sviluppo di questi territori però la partita è ancora aperta, siamo in una fase cruciale per gli interventi infrastrutturali, a partire dall’alta velocità”.
Petracca invece spiega: “E’ il giorno del ricordo, come è doveroso. È il giorno della memoria. Ma un anniversario è anche occasione di riflessione, opportunità e stimolo. Sul campo dell’adeguamento antisismico c’è ancora tantissimo da fare, soprattutto nel settore privato. Spesso si pensa alla sicurezza coniugata solo con gli edifici pubblici, ma il comparto privato merita la stessa attenzione e la stessa sollecitudine. L’anno prossimo, per il quarantennale, l’auspicio è di poter chiudere definitivamente la partita della ricostruzione. Che ha ancora qualche strascico. Resta, poi, il dato umano, emotivo. Ciascuno di noi ha il ricordo di quella terribile sera, dei morti e della distruzione. Da quella calda domenica di fine novembre di 39 anni fa è nata una nuova Irpinia, una nuova coscienza, una terra che ha saputo rialzarsi”.
I costi complessivi della ricostruzione e del processo di industrializzazione che ha riguardato Campania, Basilicata e Puglia sono quelli contabilizzati nel 2012 dalla Commissione tecnica insediata presso il Mit: 29 miliardi di euro, meno della metà dei quali destinati alla provincia di Avellino. La ricostruzione venne rese più costosa dall’allargamento dell’area del terremoto che nelle tre regioni venne estesa dagli iniziali 280 a 687 comuni, l’8,5% dei comuni italiani. In Campania, la stessa cifra utilizzata per la ricostruzione della provincia di Avellino, 14 mila miliardi di lire, venne appostata nel capitolo Ottavo della Legge 219 per l’edilizia residenziale della città di Napoli. Attualmente il 94% delle richieste di ricostruzione è stato soddisfatto.