Il weekend di piogge non aiuta, ma di sicuro rende più avventuroso il viaggio dall’Irpinia a Santa Maria di Leuca, lungo la route dell’Acquedotto Pugliese. Un percorso da fare in bicicletta per testare in dieci giorni la ciclovia dell’acquedotto, progetto sempre più concreto e giunto alla fase di sottoscrizione dei protocolli di intesa tra ministero delle Infrastrutture, Mibact e Regioni Campania, Puglia e Basilicata; progetto che presto potrebbe intrecciarsi con quello di ripristino a scopo turistico della ferrovia Avellino-Lioni-Rocchetta Sant’Antonio.
I protagonisti del viaggio sono Giulia Pavan e Diego Brunello, esperti cicloturisti arrivati dal nord est. “La nostra prima ciclovia insieme – racconta Giulia – è stata da Ferrara al Lago di Garda, qualche anno fa. Io ho da poco terminato il dottorato all’università di Tor Vergata e abbiamo deciso di partire per qualche giorno di vacanza. Volevamo vedere il Sud, ci siamo informati su internet scoprendo il progetto della ciclovia dell’Acquedotto Pugliese (circa 480 km, ndr). Ci è subito piaciuto e ci siamo attivati per recuperare le tracce GPS, dato che avevamo trovato solo un’indicazione generale del tracciato. E’ stato in quel momento – continua la ricercatrice trentina – che la nostra strada si è incrociata con quella di Cosimo Chiffi, portavoce del Coordinamento dal Basso per la Ciclovia dell’Acquedotto”.
Ne è nata così una sperimentazione. Il Coordinamento infatti ha messo per la prima volta le tracce GPS a disposizione di cicloturisti non direttamente coinvolti nel progetto dell’Acquedotto, o perché residenti nelle zone interessate o perché promotori. I due giovani trentini testeranno l’itinerario, non ancora interamente fruibile, segnalando criticità e punti di forza e avvalendosi nel tratto irpino del supporto della Fiab Avellino e di Lioni Bike (Facebook: Lioni in Bike), in quello lucano della Ciclofficina di Potenza e nel tratto pugliese dell’affiancamento della Fiab locale e dello stesso Chiffi. “Oggi visiteremo le sorgenti del Sele a Caposele – sottolinea Diego, fondatore della “Ciclostile di Trento” e ideatore della Alpacargo, una cargo bike pensata per la ciclologistica e adattata al cicloturismo, con la quale percorrerà la ciclovia – poi andremo a Calitri e domani saremo ad Atella”.
“La nostra esperienza ci dice che il turismo dolce – aggiunge – può legare più aspetti come il paesaggio, la cultura, la religione, i sentieri; necessita però di alcune attenzioni. Ad esempio, il cicloturista ha bisogno di un’informazione turistica omogenea e coordinata per ottenere la quale è fondamentale che le istituzioni si confrontino con le associazioni; altro problema da affrontare è quello relativo ai trasporti, perché è importante poter tornare una volta raggiunta la meta al punto di partenza in modo agevole con mezzi pubblici o privati; e infine, bisogna attivare una rete per l’accoglienza fatta di luoghi e strutture in cui fermarsi per la colazione, il pranzo, la cena e il pernottamento lungo tutto il percorso”. Spunti di riflessione che i due giovani cicloturisti hanno consegnato, accompagnati da una delegazione di Lioni Bike e da altri ciclo-esploratori diretti alle sorgenti dell’Ofanto, alla presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio. “Credo molto in questo progetto che nella proposta definitiva partirà da Cassano – ha commentato la consigliera irpina – e che si sposa con quello di ripristino della ferrovia Avellino-Rocchetta, sia per la mobilità dei cicloturisti che per la possibilità di utilizzare le stazioni oggi chiuse per l’accoglienza”.
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