Diario di Sponz: di rapporti di coppia e matrimoni

Ho ascoltato concerti, quasi ballato. Ho maledetto lo Sponz Fest per la scelta del Lago delle Canne ma poi l’ho pure ringraziato per avermi fatto scoprire il posto. Ho ascoltato persone. Parole, note, note e parole. Ho stabilito che quella di Daniele Sepe sia stata la migliore performance musicale del festival, quella di Massimo Zamboni superba anche fuori contesto. Mi sono infilato nei vicoli e nelle vinerie spuntate a Calitri. Nei bar come sempre, anche per vedere l’incontro tra irpini e turisti. Sono salito sul treno e ho visto un’alba dal sapore agrodolce. Avrò mangiato più o meno 25 pezzi di pizza al taglio, ho respirato il fumo dei sigari dei barbuti sponzofili, mi sono spostato con inaspettata maestria evitando le borse appoggiate per terra delle sponzofile. Ho incontrato o rivisto amici e buoni conoscenti.

Illuminante la chiacchierata col professor Vito Teti, sempre splendida la cornice dell’Abbazia Goleto che tuttavia diventa essa stessa contenuto attivo e passivo di qualsiasi evento. Per farla breve ci siamo divertiti e ho cercato di non pormi troppe domande sul senso dello Sponz. Però, calato il sipario, è forse il momento di tirare qualche somma. Perché è vero, lo Sponz resta un grande momento di  evasione estiva per noi che abitiamo da queste parti e per chi viene a trovarci. Ma è pur vero che adesso la festa è cresciuta diventando una carovana che smuove economia, soprattutto in chiave turistica, e rapporti.

 

Crescono le presenze

Nel 2015 gli organizzatori parlarono di 20mila in una settimana. In genere non si capisce come fanno i calcoli in Irpinia, nessuno si prendeva e si prende la briga di “censire” i visitatori soprattutto in una manifestazione itinerante e logisticamente complessa. Ma era una cifra plausibile. Probabilmente, poi nessuno potrà mai dirlo con certezza, la cifra dell’anno scorso (sempre 20mila, dati dell’organizzazione) era una sovrastima molto ma molto generosa. Ci si mise pure il clima a tener lontane le persone. Quest’anno è stato un boom senza precedenti. Quasi diecimila solo alla Sponz Arena. E più o meno si parla dello stesso numero per mercoledì, giovedì e venerdì a Calitri. Al Lago delle Canne, preso d’assalto di giorno e di notte e di nuovo di giorno, avrebbero contato tremila visitatori totali. Poco meno per Villamaina e Goleto (un pomeriggio e una sera). Se a questi aggiungiamo i quattromila viaggiatori del treno si superano abbondantemente le 50mila presenze. Volendo togliere i doppioni è corretto parlare di oltre 30mila. Migliaia, questo il dato più importante, da fuori provincia. Ripetiamo, sono numeri poco precisi ma in ogni caso la dimensione dello Sponz inizia a diventare importante. L’Alta Irpinia non è Melpignano, tuttavia non è detto che tra qualche anno non si possa sfidare la madre dei festival di musica popolare.

Il treno e lo Sponz, complicato rapporto di coppia

Il tema della seconda edizione fu il treno. Il treno è arrivato per la seconda volta e per giunta si chiama Sponz Fest Express. Non è questa la sede per parlare delle potenzialità della ferrovia turistica, anche perché con il prolungamento fino a Montella la ferrovia lascerà il cordone ombelicale con lo Sponz. Però, diciamo così, il matrimonio del treno con l’edizione 2017 non mi è sembrato molto riuscito. Per esempio i paesi di Morra De Sanctis e Lioni, quelli delle nuove fermate inaugurate, non erano inseriti nella manifestazione. E d’accordo, Lioni non avrà da mostrare bellezze architettoniche e paesaggi incantati (lo sanno pure i lionesi). Ma Morra ha un castello, è il paese di Francesco De Sanctis. Io non posso essere sboccato oltremodo, quindi dico: ci hanno fatto una testa quadrata con il Bicentenario dalla sua nascita e nessuno ha pensato di collegare i due appuntamenti? Rapporto in crisi quello tra il treno e lo Sponz, bisognerà rimettere insieme qualche pezzo per la prossima estate…

Calitri e i paesi

E’ abbastanza palese che l’edizione 2017 sia stata Calitricentrica, senza voler dare al termine un’accezione negativa. Gli altri Comuni coinvolti hanno fatto da contorno, qualche esclusione “eccellente” pure si è notata. Andretta per esempio. Oppure Sant’Andrea con la festa del libro, sedotta e abbandonata. E non è che a Cairano abbiano fatto granché, mentre il concerto della stazione di Conza è stato spostato per motivi organizzativi a Calitri centro. La mia opinione, che vale quanto una cannazza dimenticata nell’acqua bollente, è che per essere itinerante un festival abbia bisogno di un lavoro di mesi, di rinunce e scommesse da parte di sindaci ed associazioni. Dal mio punto di vista, ma suppongo ci siano vari punti di vista, il centro di Calitri si presta molto bene a ospitare un evento, ad essere il cuore dell’evento. Forse per le prossime edizioni si potrebbe circoscrivere meglio l’area interessata anche per venire incontro alle esigenze di chi arriva da fuori provincia e di chi viene senza auto. Il lago delle canne dista ben oltre l’ora da Villamaina, per intenderci. Poi chi tiene polvere spari pure! Chi nei paesi ha da proporre e proporsi lo faccia, ma tenendo presente che non si può mettere a disposizione solo il paesaggio.

Il futuro dello Sponz Fest

Ripeto, ne parliamo tanto perché la manifestazione è di livello nazionale e porta spettatori da fuori. Ora però Capossela ha detto che tutto finirà tra due anni, alla settima edizione. Sarà la crisi del settimo anno? Non lo sappiamo. Se così fosse la volontà dell’ideatore è da rispettare, ci mancherebbe. Quello che invece non serve all’Alta Irpina è una telenovela, si fa non si fa, tipo quelle da calciomercato resta non resta. Di sicuro Calitri e vari paesi della zona si sono fatti conoscere e in qualche modo avranno bisogno di raccogliere l’eventuale eredità dello Sponz. E un’ultima cosa. Se si trovasse il modo di continuare o ripensarlo sarebbe forse il caso di allargare la manifestazione. Una versione invernale o primaverile in aggiunta.

Già, perché esistono i trenoscettici ma esistono pure gli scettici dello Sponz. E allora superare la dimensione dell’evento estivo potrebbe essere un’intuizione felice, un’operazione di marketing e una sana risposta alle critiche.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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