Grazie Sgarbi, ma da Giffoni possiamo solo imparare

In attesa che l’Ufficio Stampa del Giffoni Film Festival decida se replicare o meno a Vittorio Sgarbi – 16 milioni al festival sono una follia, ha detto il critico a Sant’Angelo dei Lombardi – ci permettiamo qualche osservazione sul caso. Del resto è agosto, tempo di eventi culturali finanziati o meno in Irpinia.

La furia di Sgarbi si abbatte su una manifestazione che in provincia di Salerno, a pochi passi dalle montagne avellinesi, beneficia di ingenti somme dalla Regione Campania e da altri soggetti pubblici. Magari non saranno 16 milioni di euro, come detto stiamo aspettando eventuale replica, ma si tratta comunque di belle somme.

Il critico d’arte sostiene in pratica che in Campania esistano forti squilibri su cultura ed eventi. Squilibri che marginalizzano alcuni territori come l’Alta Irpinia. Stop alle premesse però. La nostra idea è che Vittorio Sgarbi non abbia ragione in toto. Le occasioni per diventare terra di cinema noi irpini le abbiamo avute. Solo che le abbiamo semplicemente o scandalosamente sprecate.

Partiamo dal Premio Sergio Leone, in quel di Torella dei Lombardi. La manifestazione è stata interrotta proprio quando stava prendendo il largo. Proprio quando gli ospiti di rilievo, vedi Wu-Ming o Carlo Lizzani o l’Orchestra Morricone, iniziavano ad arrivare con costanza ai piedi del castello Candriano. La manifestazione è stata interrotta per la chiusura dei rubinetti dei fondi pubblici (si è arrivati anche a 400milioni delle vecchie lire, non erano spiccioli all’epoca). Il direttore Gianni Minà veniva ben retribuito, ospiti come Carlo Verdone non mancavano. Pian piano iniziavano ad arrivare sempre più televisioni. Il nome di Sergio Leone iniziava ad essere associato a Torella. Finiti i finanziamenti tutto è morto. I tentativi di resuscitare il defunto ci sono stati, forse ci saranno anche se ci sembra tardi. Senza soldi non si cantano messe, si dirà. E le anticipazioni erano troppo pesanti da sostenere, come qualche anno fa aveva detto Laura Pisani, una delle organizzatrici storiche. Ma intanto la spina è stata staccata brutalmente. Forse troppo. Forse una manifestazione, seppur in tono minore, andava mantenuta; anche solo per dire “noi ci siamo, siamo piccoli ma campiamo anche senza la politica”. Invece no, e questo è un dato di fatto. Non è intervenuto il Comune né la struttura, né una partnership coi paesi circostanti o altri enti e associazioni. Occasione sprecata, appunto.

Capitolo Laceno d’Oro. Dopo gli anni meravigliosi di Bagnoli (nella foto di Palazzatenta39 Carlo Lizzani e altri) e delle prime stagioni al capoluogo abbiamo assistito a una lunga telenovela sul marchio. A uno scontro tra il Comune di Bagnoli Irpino e il circolo ImmaginAzione. Una battaglia che sicuramente, al di là delle sentenze e delle ragioni, non ha fatto bene al festival. Un festival che ora si tiene ad Avellino e che con ogni probabilità non sarà un richiamo irresistibile per gli appassionati, specie di fuori regione. Sarà sicuramente un bel festival, ma come tanti altri nel Belpaese.

 

In tutto ciò i tentativi di legare l’Irpinia al cinema e viceversa continuano disperati e disordinati. Nessuna pellicola prodotta o girata in provincia di Avellino arriva sul grande schermo, su quello che conta. Senza contare che oggi il vero divo è quello delle serie tv (un esempio è Martin Freeman, protagonista di Fargo, regolarmente a Giffoni quest’anno).

Già, perché intanto il grande cinema sembra essersi trasformato in serie tv. E anche quando non si parla di grande cinema ma di gradevoli produzioni televisive, vedi Don Matteo o Carabinieri, le location sono paesi dell’Umbria ben attrezzati. Va da sé che anche i timidissimi tentativi di diventare location non possano che produrre in Irpinia la classica commedia da 100 minuti al massimo. Le piccole troupe restano qualche giorno in qualche paese, quel paese non avrà certo il cosiddetto effetto di “Benvenuti al Sud” che rappresenta un caso, per il momento, unico e irripetibile.

Qualche giorno fa a Grottaminarda si tiene un convegno. Il tema è il cine-turismo. Anche qui, in una pur lodevole iniziativa, probabilmente si sbaglia approccio. Perché prima di fare cine-turismo dovremmo fare turismo. Prima di pensare all’Irpinia come location dovremmo attrezzarla per renderla tale. Prima di pensare all’Irpinia come all’Abruzzo di Ladyhawke (nella foto in basso) dovremmo liberare le grandi aree da pale eoliche, baracche, strade nel nulla, incompiute, casermoni, aree Pip mai utilizzate.

Altrimenti il povero regista non saprebbe nemmeno come inquadrare un grande e ipotetico assalto al castello (certo esistono le ricostruzioni al pc oggi, ma questo è un discorso che vale per ogni prodotto). Tutto questo senza considerare che l’esercito di una troupe cinematografica, formata da decine, centinaia di elementi, sosterebbe difficilmente per un mese di girato in Irpinia. Dove ci sono poche strutture, dove anche un ospedale è lontano.

Gli altri sforzi di legare l’Irpinia al cinema e viceversa sono sporadici. Ogni tanto si rievoca “La Donnaccia” di Cairano. Si cerca di portare Ettore Scola nei suoi luoghi d’infanzia. Ma non c’è nulla che possa generare un’idea precisa o vincente di cinema, di cine-turismo et similia.

Anche per questo l’operazione Giffoni è un insegnamento per tutti gli irpini. Sgarbi ha parlato di cultura in generale, vero. Della necessità di dare fondi con più equilibrio. E quindi non possiamo non registrare come due grandissimi eventi di richiamo, uno vecchio l’altro nuovo, l’Ariano Folk Festival e il Calitri Sponz Fest, siano stati non finanziati o poco finanziati quest’anno. Mentre se consideriamo i fondi piovuti negli anni, anche solo nell’Alta Irpinia di Sgarbi, per sagre, sagracce, manifestazioni di 700mila euro dal dubbio ritorno, concerti ferragostani del vecchio ed ex famoso cantante di turno, beh molto probabilmente dovremmo indignarci. E si dovrebbe indignare chiunque punti a costruire qualcosa di buono su questo territorio. Sgarbi avrà anche ragione se osserviamo la questione dal punto di vista morale. Del resto il suo intervento è stato provocatorio. Ma se parliamo concretamente di finanziamenti per cinema e dintorni no, Sgarbi non ha affatto ragione. E dal modello Giffoni abbiamo solo da imparare.

 

(Foto copertina da www.giffonifilfestival.it)

(Foto castello da www.zingarate.com)

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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  • Peccato che un festival come quello di Calitri, giunto quest'anno alla sua terza edizione, sia già a quota 350.000 € di finanziamento di soldi pubblici, mentre l'Ariano folk festival festeggia quest'anno, la sua 20* edizione senza aver ricevuto niente........la cosa che a me personalmente fa più male da Irpino é sentire e leggere un po' ovunque, che alcuni "personaggi" vengono chiamati benefattori.....mha...

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