La musica nel sangue, il modello Caposele

Chi scrive è un appassionato di musica. Che di solito, nei limiti del possibile, cerca di gustarsi ciò che una provincia lontana dalle rotte dei principali concerti può offrire. Che attende con ansia la lista di artisti dell’Ariano Folk Festival o dello Sponz Fest. Nei giorni scorsi la Festa della Musica di Caposele… Un appuntamento che dal punto di vista squisitamente musicale non è lontanamente paragonabile all’evento del Tricolle o di Calitri. Alle sorgenti del fiume Sele c’è il musicista alla prime armi, la cover band, la scuola di ballo. Suona pure il bambino. E moltissimo è rigorosamente “fatto in casa”, a cominciare dal numero impressionante di chitarristi, batteristi e bassisti caposelesi. Un qualcosa di incredibile, come in un sobborgo di Manchester negli anni 80!

E’ da tre edizioni che il fenomeno “Festa della Musica di Caposele” ci interessa e quest’anno siamo stati media partner. Ci interessa perché questo appuntamento inizia ad avere le sembianze di un vero festival. Dove la gente si muove, si muove nella natura che è la cornice della Festa. Tra gli stand, in paese, tra i boschi e il parco fluviale.

 

Ci piace perché si nota un’organizzazione che cresce e che sta dando quella continuità alle serate (sesta edizione) necessaria per aumentare pian piano le presenze. E’ divertente e stimolante perché rappresenta un punto di ritrovo per musicisti altirpini orfani di strutture, grandi eventi, luoghi di incontro. E tutto è interessante perché Caposele, come Calitri, è un po’ una terra di confine. E quindi non si sente la parola “Irpinia” in ogni angolo, il che spesso è un bene.

Ed è una manifestazione importante anche perché, e questo conta, fa numeri alti con numeri bassi. Quest’anno migliaia di visitatori, la gran parte composta da under 30. Quasi venti band. In tre giorni, in un evento che ha un budget limitato, in un luogo che non è vicino a nessuna città, in un weekend che non aveva grandi nomi da proporre; non c’era un Capossela, un De Gregori o Gazzé (giusto per citare gente che calca o ha calcato i palchi della provincia).

Ciò che conta è che questa manifestazione sia viva. E che abbia le potenzialità per allargarsi a tutti i livelli: sul lato artistico, sui numeri stessi, sull’offerta extra-musicale, magari unendo le forze anche con le realtà e le esperienze affini. Un laboratorio? Presto per scommetterci… Però per questi qui, a Caposele, la musica è una cosa seria.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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