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Lumanera e Focarone di Mercogliano, rituali mantenuti vivi dalla comunità

Mercogliano ieri sera si è riscaldato con i tradizionali focaroni del 14 febbraio, giorno in cui si festeggiano i Santi Patroni Modestino, Fiorentino e Flaviano. “Sarcinielli e spallatruni, appicciammo i focaruni”, recita il brano Terrafuoco della Lumanera, gruppo folk che prende il nome proprio dal rituale del fuoco ben radicato nel borgo medievale di Capocastello e in tutto il territorio mercoglianese fino ad Avellino, quando nei decenni scorsi i contadini si apprestavano alla potatura degli alberi e con i resti ammucchiati in vari punti si accendevano i fuochi in onore di un santo. Il fuoco non avrebbe solo riscaldato, ma portato prosperità ai proprietari dei vigneti e dei noccioleti verso i quali si dirigeva il fumo.

Il fuoco, per sua natura, distrugge. Ma riscalda e soprattutto aggrega. E l’uomo nel tempo ha imparato a conservarlo, così come conserva nei secoli le tradizioni nelle quali il fuoco è elemento principale. Nel Sud Italia e, in particolare, in Irpinia mantiene viva la tradizione dei focaroni. Da quello di San Ciro nel capoluogo, alla notte dei falò di Nusco. Sono diversi i nomi che ogni paese dà all’usanza di costruire un grande falò attorno al quale riunirsi per fare festa e stare insieme. A Mercogliano, quello del nome è diventato un caso che ha fatto discutere e sollevato polemiche subito bruciate, è il caso di dirlo, dagli stessi organizzatori dei due fuochi, la Lumanera di Capocastello e il Focarone di San Modestino. La divisione, e gli organizzatori tengono a precisarlo, è solo sul nome e sul posizionamento delle due torri di fuoco in due diversi punti del paese, i ruderi del castello a Capocastello per il primo e il piazzale della funicolare in viale San Modestino per il secondo. Alle 19 entrambe le strutture preparate dai cittadini mercoglianesi che hanno lavorato diversi giorni per raccogliere e posizionare la fascine di legno, hanno preso fuoco, dando inizio ai festeggiamenti.

I due gruppi, proprio per smontare le polemiche nate già lo scorso anno, hanno voluto prima incontrarsi alle 17 a Capocastello, per la benedizione di Don Vitaliano della Sala che già nei giorni scorsi li ha convocati per un confronto e una possibile collaborazione. Difficile dire se questa un giorno potrà realizzarsi, dal momento in cui gli organizzatori della Lumanera di Capocastello, momento di aggregazione spontanea di alcuni cittadini, vogliono continuare a portare avanti l’usanza di riunirsi nel posto dove hanno sempre preparato il faló, accenderlo e poi festeggiare tutti insieme con i prodotti tipici che ognuno di loro offre. Un radicamento al luogo d’origine sottolineato con l’apposizione di un’iscrizione marmorea sulle mura del castello, proprio nel punto in cui si prepara ogni anno la Lumanera.

 

Mentre il Focarone di San Modestino, organizzato dalle associazioni Sogni Ferrati e Mercurio: l’informazione asettica e benedetto dal vescovo di Avellino Arturo Aiello, ha visto protagonista il fuoco anche nel talk “La civiltà del fuoco”, organizzato dall’antropologo Carlo Preziosi che ha voluto ricordare il primo incontro spaventoso dell’uomo col fuoco, trasformatosi poi in una delle più grandi scoperte, che ha contribuito anche alla nascita e allo sviluppo del linguaggio e della socializzazione: “questo è un periodo di focolanza in tutta l’Irpinia, rituali comuni legati da secoli alle festività dei santi. In questo caso parliamo di un fuoco buono, diverso da quello cattivo che, ad esempio, distrugge la montagna. Ma oltre alla festività dei Santi Patroni di Mercogliano che hanno a che fare con le tenebre e con il fuoco come luce che le vince, la torre di fuoco di questa sera vuole ricordare il primo incontro dell’uomo con il fuoco, la paura e poi l’addomesticamento e la conservazione che fanno di esso uno degli elementi più temuti ma anche più importanti per l’uomo”.

 

La serata è poi proseguita con i piatti tipici della tradizione irpina preparati dai ristoratori locali e con la musica della Lumanera, della Tammurriata remix di Antonio Fajello e il dj set di Vinyl Gianpy. È stata l’occasione per sentire il calore del fuoco, ma anche della comunità mercoglianese che, anche se in due punti diversi, si è mostrata unita nella partecipazione ad un rituale che deve vivere nel tempo proprio perché momento di condivisione e non di divisione. Ma anche di solidarietà. Quest’anno gli organizzatori hanno voluto ricordare l’amico Antonio Dello Russo, scomparso da poco, e hanno disposto una raccolta fondi per la famiglia che intende fare chiarezza sulle circostanze della scomparsa del giovane mercoglianese.

Sabina Lancio

Ha da poco conseguito la laurea magistrale in Teoria dei linguaggi e della comunicazione audiovisiva all'Università degli studi di Salerno. Le piace scrivere e, in generale, lavorare nel mondo della comunicazione, conoscere nuove persone e intraprendere nuovi percorsi.

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