Per 20 anni l’eolico, in futuro chissà: è tempo di scelte

Con gli arresti di ieri mattina si è chiuso un capitolo importante dela vicenda eolico in Alta Irpinia. Un capitolo di un romanzo lungo almeno vent’anni. La fine del capitolo dice che la criminalità organizzata aveva preso di mira gli impianti, fino a chiedere il pizzo alle società. Lo sapevamo anche prima, dopo le ripetute denunce dei comitati. Ora che l’autorità giudiziaria ha messo il timbro lo sappiamo meglio.

Ciò non significa che il capitolo sia l’unico. C’è ancora da mettere ordine in un complesso agglomerato di leggi e competenze. Stabilire, come sta lentamente facendo la Regione, le aree dove sarà possibile installare altri parchi di pale eoliche. Per farla breve, c’è da mettere al sicuro un territorio sia dal punto di vista ambientale che da quello umano. Procura e forze dell’ordine hanno fatto il proprio dovere. Ora sarebbe troppo facile, consequenziale, dire “tocca alla politica”. Talmente facile che avrebbe poco senso, a meno che non si consideri politica la classe amministrativa altirpina. Già, i sindaci. Per anni gli amministratori dei paesi interessati hanno direttamente o indirettamente favorito il proliferare dell’eolico. Lo hanno fatto in buona o in cattiva fede. Pensando che quella fosse energia pulitissima, magari perché l’attenzione sui temi dell’ambiente era minore; e perché solo in seguito alcuni avrebbero fatto notare che una pala non fa esattamente bene alla terra. Gli amministratori hanno ottenuto benefici dalle società, minimi oppure ottimi. Negli anni è successo di tutto tra Lacedonia, Bisaccia, Vallata e altri comuni.

L’operazione di ieri, a prescindere da eventuali sviluppi o da altre eventuali indagini, diventa quindi un monito per gli amministratori. Per anni hanno consentito un macello difficilmente sanabile. E’ ora che molti decidano cosa debbano o possano diventare i loro paesi nei prossimi anni. Borghi che puntano ad attrarre visitatori oppure imprenditori? Entrambi? Imprenditori che possano lavorare fianco a fianco con le comunità oppure meri portatori di benefici piccoli o grandi a scapito di altro? L’importante è decidere. Consapevolmente e in trasparenza. E’ un’operazione difficile con i paesi che continuano a svuotarsi e le famiglie in estrema difficoltà. Ma non si potrà tirare a campare ancora per molto. In futuro potrebbe non esserci l’eolico, ma una discarica. Non un elettrodotto ma un pozzo petrolifero. Sarà difficile evitare un nuovo scempio se le lande del Formicoso non vengono riempite di altri contenuti, e differenti esperienze. E se lo scempio dovesse risultare inevitabile, la sfida sarà quella di chiedere compensazioni adeguate. Molto più che adeguate.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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