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Segreteria PD, Pagliaro lascia: ‘Se la scelta è tra De Mita e l’entusiasmo…’

“Se la scelta è tra un De Mita e l’entusiasmo, scelgo il mio eterno “altro” e giro l’angolo verso il PD.” Si chiude così l’ultimo post da responsabile Ambiente e Comunità del Partito Democratico irpino di Mario Pagliaro. L’architetto, che da ottobre 2013 siede nella segreteria provinciale per i “renziani”, ha deciso di lasciare la squadra di Carmine De Blasio dopo le ultime vicende legate all’Asi e al post voto Regionali.

“Ho iniziato e continuato l’impegno in Segreteria provinciale, quale responsabile “Ambiente e Comunità”, con lo stesso entusiasmo che sempre ho speso in politica da oltre venticinque anni. Troppi, l’entusiasmo e gli anni. Evidentemente, però, non riesco a trasformarmi in un dinosauro e nemmeno, ho mai avuto bisogno di essere cullato – si legge nel lungo post – Per questo, proprio perché tengo a coltivare speranze e non illusioni, adesso, questa esperienza in seno alla Segreteria provinciale del PD irpino, ritengo giusto finisca”.
“Sarebbe sterile farsi coinvolgere da una speranza politica venuta meno. Questo blog, i suoi social, la web-radio, l’ebook con le linee per una politica ambientale in Irpinia maturate in questi 21 mesi di attività, resteranno congelati qui, nella disponibilità di tutti ad usare quanto è stato fatto. Per questo, non sento il bisogno di recriminare o scadere in lamentazioni. Non sarebbe giusto verso me stesso e, soprattutto, verso i tantissimi che mi hanno dato lo spazio politico per aggiungere altri 21 mesi interessanti alla mia vita. In questo tempo – continua Pagliaro – ho fatto esattamente quello che credevo giusto un “partito serio” dovesse fare, rispetto a “problemi seri”. Non trasformarli in emergenze, non risolverli nei comunicati stampa, ancor meno, “filosofeggiarli” in spazi per tifoserie. Ricondurli, invece, nel perimetro di una visione ampia. Innanzitutto, per comprenderli (prenderli con sé), poi, condividerli, quindi, cercare di avviarli alla soluzione. Anche questa, non affidandola all’abitudine degli interventi messianici ma rendendola obiettivo comune”.

“In questi mesi, il Forum provinciale del PD, “Ambiente e Comunità, ha cercato di essere luogo di analisi organica dei fattori di crisi (emergenze ambientali, dinamiche demografiche, produttive, culturali) e di proposta (politica, culturale, per gli amministratori, negli enti, con la gente), promuovendo azioni in grado di anticipare i processi critici e preservare, in Irpinia, gli equilibri tra le Comunità che la animano e l’Ambiente che ne contiene la vita.
Così, ci siamo impegnati all’interno e fuori del Partito, per l’innesco di processi culturali “altri”, su di un aspetto della politica che si continua a voler relegare in ambiti pittoreschi perché appaia secondario, se confrontato con la gestione del potere. Invece, abbiamo voluto dimostrare quanto l’Ambiente resti il tema fondamentale per la programmazione e l’esercizio dei poteri – precisa l’architetto – L’ho fatto con l’Ambiente ma è un caso, non sono un“ambientalista”, si sarebbe potuto fare con altro, l’invariante necessaria è la sensazione di essere in una comunità. Contraddittoria, sgangherata, ma potenziale. Motivata dalla voglia di cambiare, rispetto a quanto già conosciuto e di scommettere su quello che è “altro”. Mi proponevo, sinceramente, anche di iniziare a trasmettere la stessa nausea che, da sempre, provo io davanti allo spettro della “partitocrazia”, l’abitudine a gestire la politica per l’acquisizione di “poteri per il potere”. Dalla Segreteria, stretto nei doveri che il mio ruolo imponeva, ho visto la mia speranza allontanarsi nel tempo. In questi giorni, però, ha girato l’angolo, definitivamente oscurata dalla ennesima volontà di ritorno al passato, in nome di singoli futuri. Per questo, mi preme di rincorrerla e assicurarmi che non lasci il PD irpino, di nuovo. Perché questo possa essere, è necessario abbandonare i ruoli della necessaria mediazione, prima di scoprirli della pragmatica restaurazione e continuare a muoversi tra i circoli e le comunità senza essere limitati dai retropensieri o accerchiati dalle liturgie. Contribuendo al PD con la solita dose di chiarezza e metodo che, ad un certo punto, sembrava anche poter diventare patrimonio comune”.

“In queste occasioni – conclude l’ex componente della segreteria – ti accorgi, così, che l’entusiasmo vive di empatia. Una categoria elastica che, pur se inclusiva e tollerante, si perderebbe definitivamente, nella costrizione di scoprirsi affianco…o dietro (avanti sarebbe molto difficile) lo spettro di un passato che non è stato mio nemmeno quando era presente. Così, se la scelta è tra un De Mita e l’entusiasmo, scelgo il mio eterno “altro” e giro l’angolo verso il PD. Non si chiude, si congela e si accende fuoco altrove. Grazie a tutti”.

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