Porte chiuse, città blindata, zona Carcere Borbonico off limits con i giornalisti che restano fuori per disposizione delle autorità. Il centro di Avellino questa mattina si è svegliato così. Dentro al Carcere è in corso l’udienza preliminare per la strage del bus di Monteforte.
All’esterno i parenti delle vittime, che hanno depositato sui marciapiedi croci e striscioni. Su uno si legge: “Sperando che i 15 indagati non diventino famosi come Schettino”.
Massimo Preziosi, avvocato di Antonietta Cercola, assicuratrice e indagata, dichiara entrando: “Spero che tutto si risolva in tempi brevi, siamo fiduciosi nella magistratura. La mia assistita già ha chiarito la sua posizione”.
“Ci sono dei difetti di notifica”, spiega uno degli avvocati usciti dal Carcere Borbonico. Tre, per la precisione, che hanno fatto spostare l’udienza al prossimo 24 settembre.
Se intorno al Carcere Borbonico in un primo momento pareva regnare la calma più assoluta, poco fa la situazione è decisamente cambiata. Un paio di familiari delle vittime, infatti, hanno aggredito Gennaro Lametta, titolare dell’agenzia Mondotravel e proprietario del bus che, il 28 luglio 2013, cadde giù dal viadotto di Monteforte Irpino uccidendo, tra gli altri, anche suo fratello Ciro, autista del mezzo. Solo l’intervento delle forze dell’ordine ha evitato il peggio: “La colpa è sua se i nostri familiari sono morti’, queste le parole prima del tentativo di linciaggio.
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