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Teora, quando l’assemblea pubblica diventa Black Mirror

White Bear è un episodio della serie tv Black Mirror. Una donna, poi si scoprirà essere una condannata, viene braccata da strani e pericolosi individui mentre la gente riprende con gli smartphone l’intera vicenda. In teoria e in pratica c’entra poco con quanto accaduto a Teora in una pubblica assemblea sul caso delle due sorelline ferme in Marocco. Ma i fatti di questo sabato appaiono inquietanti, come Black Mirror.

Succede che in una storia a metà tra dramma familiare e caso internazionale, il figlio di un presunto autore di qualcosa (il padre delle bambine), parli in un’assemblea pubblica. Lui, il ragazzo, è stato a sua volta accusato di minacce dalla sorella che vive a Modena. Arriviamo al punto. Houssam difende il padre e allo stesso tempo si difende (colpevoli o meno, si capirà). Intorno a lui c’è tutto il paese e anche rappresentanti di altri paesi. Sindaco, dirigente scolastico, consiglieri comunali, insegnanti, carabinieri, semplici cittadini, politici, attivisti. Ci mancava il parroco per la verità, ma si potrà far peggio la prossima volta.

L’inizio dell’assemblea è in realtà un convegno. In Irpinia siamo maestri assoluti nell’arte del convegno: riusciremmo a trasformare l’acqua in convegno, siamo nati sotto il segno del convegno. Poi Houssam chiede di parlare. Scelta sbagliata probabilmente, come sbagliata è stata la scelta di aprire la sala a nostro avviso. La gente comincia a porre domande quando nota qualche incongruenza nel racconto. C’è gente con lo smartphone in mano. Houssam è nel mirino. Sicuro e per nulla impaurito, ma nel mirino. Sotto torchio. L’imbarazzo di molti è palpabile, la sensazione di essere in una realtà distorta assale chi scrive.

Ma non siamo in un’aula di giustizia, probabilmente. Lo notano anche i deputati presenti che provano a uscire dal pericoloso tribunale del popolo messo in piedi in Alta Irpinia. Costruito in maniera affrettata, consapevolmente o meno. Cittadini trasformati in inquirenti, smartphone sempre pronti, il privato che si sgretola, il principio della trasparenza che considerato sacro, troppo sacro, fa fuori tutto il resto. Sono i tempi. Il mezzo conta poco purché si raggiunga un fine, si dirà. E il lieto fine sarà il ritorno delle due bambine a Teora, lì dove sono cresciute. Si è scelta la strada della casa di vetro, l’hanno scelta le Istituzioni. Il popolo era lì senza troppe colpe, legittimato a essere indagatore per un giorno.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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