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Tutti a scuola di DAD/4 con Antignani e Pitaniello: la sfida del sostegno

In Italia sono oltre 260.000 gli studenti, di ogni ordine e grado, che necessitano dell’insegnante di sostegno per riuscire a svolgere le lezioni e ad integrarsi con il resto della classe. E, sotto questo termine-ombrello, rientrano ragazzi e bambini portatori di tantissime situazioni, fisiche e mentali, necessarie di bisogni educativi speciali. Come si svolge la DAD quando si parla di loro?

Organizzazione scolastica

Tecla Antignani è in assegnazione provvisoria presso l’I.C. “Regina Margherita – L. da Vinci” di Avellino e si occupa di una prima media. L’istituto di titolarità è a San Sossio Baronia, dove ha svolto l’insegnamento durante lo scorso anno scolastico. «Nella mia scuola è rispettato l’orario come in presenza – racconta – anche se si alternano momenti di lezione sincrona, ossia in collegamento con tutta la classe, a momenti di lezione asincrona, dove gli alunni svolgono attività in autonomia. Durante la mattinata ci sono due pause da 15 minuti. Io però faccio lezione in presenza, in virtù dei vari Dpcm e delle ordinanze regionali, quindi mi rendo conto di essere una mosca bianca». A seguito di questa opportunità, la scuola di riferimento ha attuato «un progetto di inclusione che comprende tutti gli ordini, quindi abbiamo progettato attività singole e di gruppo, coinvolgendo bambini della scuola dell’infanzia e alunni della primaria e secondaria di 1° grado. Fare attività di sostegno in DAD è complicato, possono essere svolte solo se l’alunno ha un alto grado di autonomia e un buon supporto a casa».

Mena Pitaniello è docente di Storia e Filosofia in un Liceo di Scienze Umane nel V Comune di Roma, ma è anche educatrice scolastica di supporto all’insegnamento del sostegno presso l’I.C. “C. Del Balzo” nella sede di Roccabascerana e, come tale, segue due studenti della V classe elementare: «Il mio lavoro si svolge a stretto contatto e continua collaborazione con la docente principale, e devo dire che sono stata fortunata a trovare una collega disponibile e preparata. Rispetto all’anno scorso, quando la pandemia ci ha colti impreparati, stavolta l’organizzazione è stata mirata, si è cercato di migliorare i collegamenti utilizzando piattaforme che dessero più affidabilità e sicurezza. La DAD inizia alle 9,25 e i ragazzi svolgono 4 o 5 ore di lezioni quotidiane, in base alla programmazione. Sono intervallate da pause di qualche minuto per riposarsi o fare merenda, prima di passare alla lezione successiva attraverso i link forniti dai vari insegnanti. Io alterno ore in cui sono presente in modalità sincrona con tutti i ragazzi e gli altri docenti, a lezioni in cui mi confronto da sola con i bambini che sono assegnati a me. Il mio approccio è maggiormente di tipo laboratoriale o di approfondimento, in continuum con il programma didattico impostato dall’insegnante».

 

Caratteristiche della materia e gestione in DAD

La professoressa Antignani conferma che le difficoltà legate genericamente alla DAD sono da riscontrarsi «nelle infrastrutture tecnologiche (ad esempio, si pensi che i paesi della Baronia non hanno fibra ottica e quindi si ritrovano con una connessione lenta e precaria), alla mancanza di dispositivi adeguati (molte famiglie hanno solo il cellulare) e alla scarsa alfabetizzazione informatica di alcuni docenti e alunni». Ammette dei miglioramenti rispetto al precedente anno scolastico, «perché ormai ci siamo abituati un po’ tutti a questa situazione. Molti di noi hanno seguito corsi di formazione, si sono aggiornati e hanno anche sviluppato nuove metodologie didattiche, che favoriscono meno la lezione frontale canonica e utilizzano software interattivi. Al contempo, i ragazzi si sono adeguati, qualcuno è anche molto migliorato negli apprendimenti». Ma, quando entriamo nelle specificità della materia, la questione si fa ovviamente più complessa: «Sul sostegno ci sono molte varianti che dipendono dalla tipologia di disabilità. Quando è possibile, si cerca di seguire la programmazione della classe, seppur semplificata; quando no, si progettano attività ad hoc per gli alunni. L’unica costante è la classe, che diventa il vero volano della famosa inclusione di cui tanto si parla. Inoltre, c’è il problema della compresenza. Non si può parlare contemporaneamente al collega che è sulla materia, non si può seguire l’alunno da vicino e comunque si è costretti a fare ore separati dal resto della classe con attività di ripetizione e consolidamento».

«La carenza di connessione è sicuramente il problema generico principale – dice la professoressa Pitaniello – Inoltre, nonostante viviamo in un’epoca di grande progresso tecnologico, è stato sconcertante scoprire che molte famiglie non posseggono un PC. Ma con la situazione specifica del sostegno indubbiamente sono le strategie di insegnamento a risentirne. In particolare con i bambini delle elementari, dove spesso si utilizzano attività manuali per migliorare l’apprendimento. Tutte tecniche che a distanza non sono utilizzabili. Purtroppo, aggiungo che la differenza la fa molto anche l’apporto della famiglia di appartenenza. Ad esempio, gli alunni che sto seguendo in questo momento hanno genitori molto presenti, che riescono ad essere di enorme supporto. Una mamma ha addirittura posizionato il computer per fare in modo che io riuscissi a visualizzare il foglio del bambino mentre scriveva, per poterlo aiutare “in diretta” il più possibile. Inutile dire che questa madre, come la maggior parte di chi ha figli con problematiche che richiedono il sostegno, è casalinga».

Questo quadro è confermato dai dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro: la cura verso un familiare ricade nell’oltre 70% dei casi totalmente sulle donne, addirittura oltre il 10% delle madri italiane non ha mai avuto un lavoro per dedicarsi alla cura della progenie (più del doppio della media europea), dato che si è aggravato con la pandemia, e scelta che appare obbligata quando si hanno figli con necessità speciali.

 

Cosa bisogna  fare per apportare ulteriori miglioramenti all’esperienza DAD?

«È necessario fornire connessione e dispositivi adeguati a tutti – aggiunge Antignani – Si pensi che l’Istat ha recentemente rilevato che in Italia un terzo delle famiglie non possiede un computer, e al Sud la percentuale sale a 4 famiglie su 10. Questo non è sempre dovuto a una mancanza di possibilità economiche, ma anche alla concezione del pc come strumento di lavoro, che si traduce nell’equazione “se non ne ho bisogno, non lo compro”. C’è bisogno di molta educazione all’uso consapevole dei dispositivi, che non servono solo a svagarsi. Bisogna imparare ad usare il computer al massimo, conoscere i software e i loro aggiornamenti, sfruttare tutte le possibilità che la tecnologia offre. Detto in altre parole: bisogna studiare. La DAD non sostituisce la didattica in presenza, né ha il suo stesso valore educativo e pedagogico, e questo è ovvio, ma ha dei vantaggi che non possono essere ignorati. È uno strumento compensativo per i disturbi specifici dell’apprendimento, favorisce la comunicazione per alunni che hanno difficoltà relazionali e comunicative, velocizza le consegne dei compiti, fornisce libri sempre disponibili ovunque ci si trovi. In condizioni ideali e con i software giusti, si possono realizzare lezioni e compiti che integrano e potenziano i contenuti dei libri di testo e, soprattutto, si possono avere feedback immediati del lavoro svolto, con una più ampia capacità di valutazione e autovalutazione sia per i docenti, sia per gli studenti.  Tuttavia, ci sono delle abilità che si possono acquisire solo a scuola e insieme agli altri, utili per la vita quotidiana: rispettare gli altri, i loro spazi e i loro oggetti, imparare a parlare in pubblico e a rispettare i turni di parola, condividere esperienze, emozioni, affetti, stare insieme, che è la cosa che manca più di tutte».

«Per un migliore uso futuro della DAD occorre che essa sia sempre coerente con le finalità educative e formative – conclude Pitaniello – È necessario un potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali. Un adeguamento della didattica e dell’azione formativa ed educativa al Piano Nazionale Scuola digitale, cosi da valorizzare le tecnologie esistenti. Occorre promuovere una maggiore formazione digitale dei docenti. In condizioni ottimali la DAD è un eccellente strumento educativo, basti pensare alle tante università telematiche, ove da tempo si è ottimizzato tale strumento al punto che sono state un esempio da seguire per superare i problemi legati all’emergenza».

Rosaria Carifano

Giornalista nonostante tutto, autrice per caso. Insegno danza e cerco cosa abbiano in comune un corvo e una scrivania.

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